“In una società civile non posso vivere solo per me stesso, ma devo vivere anche un po' per gli altri, alleviando le loro sofferenze. Come? Offrendo la mia donazione che può essere sangue, midollo osseo o organi. Se penso di vivere un po' anche per gli altri, l'atto della donazione viene spontaneo”. Parole forti e dirette quelle di Leonida Pozzi, 84 anni, storica colonna dell'Aido provinciale, regionale e nazionale. Uno che ha visto crescere l'associazione a fianco del fondatore di Aido Giorgio Brumat (scomparso nel 2001), del quale è stato un grande amico.
“Tutto cominciò negli anni '70. Allora lavoravo alla Philco di Brembate di Sopra, dove ero dirigente del servizio di assistenza tecnica in Italia e all'estero - ricorda Pozzi -. A Ponte San Pietro era nato da poco il gruppo Aido, uno dei primi. Il problema era che non riuscivano a sostenersi economicamente: i primi anni era infatti molto difficoltoso ottenere sponsorizzazioni. Negli anni Settanta quando si parlava di Aido, qualcuno faceva anche gestacci di scaramanzia. Ai tempi quello di Aido era un messaggio utopico, impossibile per qualcuno. E anche la medicina era ancora agli inizi per quanto riguarda i trapianti”.
“Questo gruppo – prosegue Pozzi – non aveva finanziamenti e così pensò di allestire una lotteria. Noi come Philco avevamo donato una TV a colori, una delle prime. E così riuscirono a fare cassa. Successivamente il primo presidente del gruppo di Ponte San Pietro, Semperboni, e Giorgio Brumat, mi convinsero ad iscrivermi. Era il 1979”.
Da lì, la “carriera” di Leonida Pozzi nell'Aido ebbe una vera e propria impennata repentina: un solo anno dopo essersi iscritto fu infatti eletto nel consiglio provinciale di Bergamo e, lo stesso anno, divenne vicepresidente provinciale. Poi l'ingresso anche nel Consiglio Regionale AIDO Lombardia. “Sono stato per 20 anni Presidente provinciale di Bergamo e, ancora oggi, sono nel consiglio provinciale. Poi, per 27 anni, ho ricoperto l'incarico di Presidente di AIDO Lombardia. Attualmente sono vicepresidente vicario del Consiglio Regionale”.
“Quando il Consiglio Nazionale aveva sede in Città Alta (ora è a Roma ndr) – ricorda Pozzi – io fui uno dei primi a parteciparvi e sono stato amministratore e vice presidente vicario per lungo tempo. E ora, a 84 anni, sto ancora andando avanti con lo stesso entusiasmo che avevo all'inizio”.
Nata come Donatori organi bergamaschi (DOB) il 26 febbraio del 1973, Aido è evidentemente un'associazione fortemente bergamasca, ed è infatti la provincia orobica quella con il maggior numero di gruppi: 150. “La nostra politica – spiega Pozzi – è stata sin dall'inizio di intensificare la presenza di AIDO sul territorio, perché siamo conviti che con la presenza nelle comunità si riesca a diffondere la cultura del dono. Dobbiamo portare le esperienze alla popolazione, fare conoscere le esperienze di chi è in attesa di trapianto e di chi vive con il trapianto. Solo in questo modo la cittadinanza prende coscienza con la realtà e di cosa succede nel trapianto di organi".
E Leonida Pozzi sa bene di cosa parla. “Io ho fatto un'esperienza a 360 gradi. Tutto è successo nel 1998. Ringrazio il buon Dio e la mia donatrice perché sono 22 anni che sono trapiantato di fegato, ho vissuto una vita meravigliosa e ho fatto tutte le attività possibili e immaginabili. Ho 84 anni e me li porto abbastanza bene. Un'esperienza che mi ha insegnato cosa significa essere in lista di attesa e ricevere un trapianto”, ricorda con emozione.
“E, come me, – prosegue Pozzi – oggi, in Italia, vivono 49 mila persone trapiantate che, altrimenti, sarebbero morte. E viene garantita anche una buona qualità della vita, è quindi un successo sia di trapianto che di vita. Da questo punto di vista c'è stato un enorme progresso rispetto al passato. Oggi chi sceglie di essere donatore ha molta più consapevolezza. Mentre in passato era una scelta di pancia, fatta magari sull'onda dell'entusiasmo e della commozione. Questo perché oggi c'è molta più informazione".”.
E il gruppo Aido Valle Imagna? Nato nei primi anni '80, il gruppo valdimagnino è stato uno dei primi ad essere fondati, ma fu registrato solo nel 1993. La sua nascita si deve al fotografo Dante Frosio. “Me lo ricordo bene Dante Frosio con quel suo “capèl” - ride – Persona molto umana, bello passare il tempo con lui. Ricordo la sua grande passione per la fotografia”.