È a Bracca la prima distilleria bergamasca di gin ed è bergamasco (anzi: brembano) pure il titolare: Stefano Arsuffi, classe 1989 di Zogno, trasfertista nel settore meccanico, ha coronato il suo sogno nell’estate 2022, creando la Distilleria Orobica Autonoma.
Una realtà nuova in un ambito lavorativo affascinante, ma il processo non è stato così facile. “L’idea mi è venuta più di tre anni fa, perché sono sempre stato appassionato di distillati in generale. Mi ha sempre affascinato il mondo delle distillerie e dei birrifici – spiega Stefano -. Ho comprato un impianto domestico per fare qualche prova, vedevo che all’inizio era difficile, ma poi ho avuto risultati buoni e da lì mi è venuta l’idea di fare dei corsi per approfondire questa arte. Dopo il terzo corso, ho trovato un’associazione di Lecco: mi hanno detto che in Bergamasca mancavano distillerie, soprattutto di gin, ma non ne esistevano nemmeno per altri prodotti. Ce n’era una sola anni fa”.
Stefano decide allora di provare a colmare questo vuoto. “Mi sono convinto e ho provato ad aprirne una mia, ma dall’idea alla realizzazione è passato però più di un anno. Sono stati tanti gli enti con cui ho dovuto interfacciarmi: ATS e Vigili del fuoco, ad esempio. È comunque una sostanza infiammabile, c’è il tema della dogana per i contrassegni e l’accisa, insomma, tutta una serie di adempimenti da assolvere. Avevo già comprato le macchine e cercavo un posto, avrò visto 20 capannoni: io sono di Zogno e volevo stare in Valle. L’unico adatto è quello in cui sono ora, a Bracca, è in mezzo alla natura, vicino a casa e l’ho scelto”. Il progetto non si ferma: “Preso il posto, l’ho ristrutturato e quando ho avuto l’alambicco sono andato in Dogana, dopo un mese mi hanno dato l’ok: avuto il via libera, il 4 luglio è uscito il primo lotto dry, ai primi di agosto sono arrivate le prime bottiglie”. Nasce ufficialmente DOA, Distilleria Orobica Autonoma. Per Stefano, un risultato sudato.
“Devi interfacciarti con tanti enti, tra l’alimentare, sanificazione, i monopoli, i VdF per la sicurezza, l’immondizia… non è stato semplice”. Poi, c’è tutto il resto: il packaging, il sito, l’etichetta, sono tanti gli aspetti da curare in questo tipo di attività. “Io sono completamente da solo: non è tanto la parte del distillare, ma bisogna avere sott’occhio tutto”. Un impegno a 360 gradi, fatto di tantissima ricerca. “Il 20 settembre è uscito il gin Orobico, con solo prodotti locali, bisogna comprare le botaniche, provare tutte le ricette, per il primo gin ho fatto più di 60 prove. Il bello è che posso sperimentare quello che voglio, posso usare tutti gli ingredienti che voglio, è dura in tanti aspetti, ma essendo da solo posso decidere io, vedere quello che mi piace, se sbaglio è colpa mia, ma vale anche il contrario ovviamente” spiega Stefano.
“Non bisogna sottovalutare che si crea un prodotto da zero, se poi piace anche hai anche una grande soddisfazione” e in questo caso è piaciuto molto: “L’accoglienza non me l’aspettavo, ha superato tutte le mie speranze, speravo di rientrare di qualche spesa, circa 3500 bottiglie in un anno, ma ora ho superato le 2000 e potrei tranquillamente andare oltre l’obiettivo iniziale; io lavoro anche per conto terzi, ci sono aziende e bar che vogliono il loro gin, io gli faccio la ricetta e quando troviamo il giusto equilibrio lo distillo”. Un mestiere davvero particolare: “La curiosità c’è, il gin adesso va per la maggiore come cocktail e distillato, soprattutto in Italia, essendo il primo tanti guardano a come è il lavoro, molti vengono a curiosare in distilleria. Ci sono ragazzi che mi hanno detto di aver avuto la stessa idea, ma si sono demoralizzati per colpa della burocrazia, io avevo già l’alambicco e sapevo di dover iniziare”.
Le idee non mancano mai e la distilleria di Stefano si prepara a tante novità. “Per il prossimo anno usciranno due gin nuovi, totalmente diversi da quelli che faccio ora, devo ancora sistemarli, ne avremo uno a inizio 2023 l’altro a metà. Poi farò sicuramente un’edizione limitata del Gin Orobico, con un’etichetta con Donizetti e Arlecchino per celebrare Bergamo Capitale della Cultura. Uscirà un amaro e la vodka, tutti per l’anno prossimo; la prima sarà vodka liscia, poi inserirò con due botaniche, sempre della bergamasca” un aspetto fondamentale è l’attenzione al prodotto locale: “Secondo me è giusto, inutile fare il gin con il sale marino, mi sembra incoerente. Il mio primo gin ha solo 4 botaniche bergamasche, ma perché ne volevo uno che piacesse a me, con il mio gusto, dunque con ingredienti esotici. Con l’Orobico invece ho spinto sulle botaniche locali: da noi ci sono il pino, il rabarbaro, il mughetto. Uso solo botaniche raccolte a mano in Alta Valle Brembana”.