Quando a Roncobello le ‘Aquile Randagie’ sfidarono il fascismo

Il podestà di Roncobello Attilio Milesi dà protezione e copertura per ben due volte agli scout delle Aquile Randagie fuori legge, che in clandestinità continuavano l’attività scoutistica
16 Maggio 2018

In Valle Brembana l’adesione al fascismo non riscuote grande successo. A Serina, su 2200 abitanti nel 1937 gli iscritti al partito fascista sono 129 per scendere a 86 nel 1939. In tutta la valle il fascismo riscuote il 5% di adesioni. Questa debolezza di attrazione del fascismo ha un interessante riscontro nel paese di Roncobello, dove due podestà di fatto, non solo a parole, trasgrediscono le leggi fasciste.

Il podestà Attilio Milesi dà protezione e copertura per ben due volte (1936 – 1940) agli scout delle Aquile Randagie fuori legge, che in clandestinità continuavano l’attività scoutistica. Il successore Isacco Milesi nasconde e salva la vita a due famiglie di ebrei rimaste nascoste per quasi due anni presso una famiglia nella frazione di Costa inferiore di Roncobello.

Un concerto scoutistico nella piazza di Roncobello Cantando con le Aquile Randagie (19 luglio ’14) è stata l’occasione pubblica dove si è ricordato un evento sconosciuto alla popolazione di Roncobello, si tratta della storia del podestà Attilio Milesi e il suo incontro con un gruppo clandestino delle Aquile Randagie nel 1936 e nel 1940, sue anche la sferzante critica nei confronti delle scelte del regime fascista sulla politica boschiva nella valle locale e sulle vere ragioni dello spopolamento delle montagne. In tempi dove la patria chiedeva di “credere, obbedire, combattere” le Aquile Randagie rifiutano l’integrazione con il regime fascista senza rinnegare la Promessa scout che chiede di “servire la Patria”. Per le Aquile Randagie il vero servizio alla patria “è ribellarsi al regime, troppo lontano dai valori espressi nei 10 articoli della Legge Scout”.

Nel 1916 Mario di Carpegna fonda in Italia l’A.S.C.I. (Associazione Scout Cattolici Italiani). Nel 1928 il regime fascista di Benito Mussolini pretende il monopolio dell’educazione giovanile e decreta che l’associazione scoutistica cattolica sia inserita nell’Opera Nazionale Balilla (legge 9 aprile 1928 N° 696). Il Comitato Centrale scoutistico non accetta tale imposizione e in data 6 maggio 1928 scioglie i reparti scout in Italia. I capi di Monza e Milano si ribellano e in clandestinità continueranno la loro attività.

A Milano, Giulio Uccellini (Tigre), Virgilio Binelli (Aquila Rossa), Andrea Ghetti (Baden); a Monza Beniamino Casati (Lupo Bigio) e Aldo Mauri. Beniamino Casati, punto di riferimento dell’associazione a Monza, in oratorio assume “l’incarico di Delegato Aspiranti di Azione Cattolica e, data la sua propensione all’educazione dei giovani, con questi e con i ragazzi dell’oratorio, applica il metodo scout formando squadriglie, facendo pionierismo, uscite di fine settimana e fine mese nei boschi della Brianza”  .

Questi gruppi spontanei, intendono ancora mantenere accesa e viva la “fiamma” e scelgono di chiamarsi Aquile Randagie; sprovvisti di una sede,
oltre a continuare le attività, fanno del proselitismo. Le località geografiche dove svolgono in clandestinità l’attività scoutistica si concentrano in maggioranza nella Lombardia: Val Biandino, Val Seriana, Val Brembana, Val Vigezzo, Val Malenco, Val Masino, Val Codera, nelle località di San
Giovanni Bianc
o, Roncobello, Erve, Caspoggio, Meda,Colico, Gravedona, Domaso, ai Corni di Canzo, sul Pizzo dei Tre Signori, sul Resegone, nel lecchese e nei boschi delle Groane.

Nei giorni successivi all’8 settembre ’43 don Aldo Mauri organizza l’espatrio in Svizzera di oltre 80 soldati africani prigionieri. L’azione è all’origine della nascita a Milano dell’O.S.C.A.R. (Opera Soccorso Cattolico Aiuto Ricercati). Nel 1944 alcune A.R. milanesi (tra questi don Andrea Ghetti, Giulio Uccellini, Lodovico Farina e don Giovanni Barbareschi) con l’O.S.C.A.R. offrono assistenza ai ricercati dal regime aiutandoli a rifugiarsi in Svizzera. Dal 1944 al 1945 l’organizzazione clandestina riesce a salvare la vita a oltre 2000 ebrei e rifugiati politici, tra questi anche soldati tedeschi disertori.

Articolo estratto da “Quaderni Brembani n.14” e scritto da Silvio Mengotto

 

 

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