Il sociale nell'Ambito Valle Imagna-Villa d'Almè prosegue nonostante l'emergenza sanitaria, fra difficoltà e prospettive. Il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD) è una delle opportunità offerte sul territorio dalla Cooperativa “Città del Sole” di Bergamo, da tre anni in co-progettazione con l'Azienda Speciale Consortile, che offre una serie di servizi assistenziali per garantire all'utente autonomia di vita nel proprio contesto domestico: si parla quindi di cura della persona, aiuto domestico, preparazione dei pasti, acquisto di generi alimentari e altro.
Sono otto le operatrici ASA (Ausiliario socio-assistenziale) che lavorano sul territorio vallare, recandosi al domicilio di 44 utenti dislocati su tutti i Comuni dell'Ambito. “Prima dell'emergenza sanitaria – spiega Serena Branchini, coordinatrice del SAD – l'intento era di operare a livello territoriale con attività e coordinamenti in sede nei vari Comuni, per creare così un presidio territoriale. Con il subentrare del Covid abbiamo optato per un lavoro di coordinamento dalla sede a distanza, creando possibilità attraverso piattaforme online per mantenere in costante contatto le operatrici e l'amministrazione”.
Dopo uno stop forzato di una decina di giorni durante il picco dell'emergenza per mancanza di dispositivi di protezione, il servizio è stato gradualmente riattivato con l'introduzione di tutti i protocolli sanitari necessari. Molto, infatti, è il lavoro che è stato svolto dalla Cooperativa per formare il personale rispetto ai corretti utilizzi dei dispositivi – sempre a distanza, con il supporto del medico del lavoro e del responsabile della sicurezza –, al tempo stesso informando utenti e famigliari dell'adozione di nuovi protocolli per garantire un'ottimale sicurezza.
“Inizialmente abbiamo scelto di rivolgere un'attenzione particolare agli interventi fondamentali ed irrinunciabili, come l'igiene e le situazioni in cui mancava una rete sociale di riferimento – spiega la coordinatrice – chiedendo anche a chi aveva la possibilità di supporto da parte della famiglia di poter posticipare il riavvio del servizio, in modo tale da minimizzare l'impatto dell'uscita dell'ASA e di conseguenza i rischi, in ottemperanza con le normative. Ora lavoriamo a regime, sebbene non come in precedenza perché l'impatto si è sentito a livello di numero di utenti e di ore erogate”.
#iscrivi_newsletter
Molto spesso, infatti, il SAD è un servizio fondamentale per le prime necessità degli utenti e per alcune attività indispensabili, oltre che per il monitoraggio delle condizioni generali di vita. “Per cui è un servizio che, dove viene attivato, ha un'importanza notevole per i famigliari e per l'utente stesso – precisa Branchini – Si può dire fondamentale in alcuni casi, soprattutto dove a mancare è una rete di famigliari o dove gli stessi sono dislocati sul territorio che, specialmente quello della Valle Imagna, non aiuta in termini di distanze, perché i tempi di spostamento risultano essere spesso notevoli”.
Il riavvio di un servizio in una delicata situazione come quella che il mondo sta vivendo, comporta anche diverse e nuove difficoltà. “Negli utenti si è segnalato un po' di più il senso di isolamento e solitudine – spiega la coordinatrice – per cui sempre più spesso, anche dalle richieste che ricevo, noto che oltre all'attività “pratica” di supporto domestico c'è anche una richiesta di monitoraggio e accompagnamento non solo dell'utente, ma magari anche del famigliare convivente a sua volta anziano. Perciò la domiciliarità diventa un po' un sentirsi meno soli ad affrontare le problematiche quotidiane, oltre che un supporto importante per chi le vive”.
“Le nostre ASA oppure il coordinatore di servizio – prosegue – sono sempre in contatto con i famigliari e in quelle occasioni in cui scambiamo informazioni, il SAD fa anche un po' da specchio della situazione domestica, perciò molto spesso le segnalazioni fatte all'ASA diventano informazioni preziose per i famigliari”. Questo aumento di richieste è stato spunto di riflessione fra la Cooperative e l'Azienda Speciale Consortile circa le prospettive future di un servizio come quello del SAD.
“Ci piacerebbe che il SAD fosse valorizzato non solo come un servizio che eroga prestazioni, ma anche come occasione per incontrare il bisogno delle persone nel loro ambiente di vita. La prospettiva è che si possa implementarlo come servizio, dal momento che la domanda c'è – prosegue Branchini – Ovviamente poi ci si scontra sempre con il limite della sostenibilità economica, dal momento che il SAD è un servizio che richiede una compartecipazione fra Comune e utente. Ci piacerebbe provare a pensare a delle modalità che rendano più agili e ottimizzate le risorse, in modo tale che possano raggiungere più persone”.
Quello economico è un vincolo evidenziato anche dal presidente della Cooperativa Mattia Vavassori. “La ripresa è particolarmente difficile, sebbene siamo riusciti a far ripartire tutti i servizi di cui ci occupiamo, e questo sicuramente è un buon segno – spiega il presidente – La difficoltà maggiore si incontra nel discorso che riguarda i dispositivi di protezione individuale, che sta creando un aggravio di costi non indifferente. Per quanto riguarda il reperimento di fondi che possono aiutare la Cooperativa a rientrare nelle spese, sicuramente alcune Amministrazioni comunali stanno mettendo a disposizione fondi oppure forniture così come è stato fatto durante il lockdown, aiutandoci a mantenere un legame con gli anziani che seguiamo in piena sicurezza, mentre con altre è in corso una vera e propria contrattazione, perché è pensiero comune che la spesa sia a carico della sola cooperativa. Noi pensiamo che, essendo una circostanza straordinaria, tutti dobbiamo stare insieme, uniti per far fronte a questa situazione”.
Presidente Coop "Città del Sole" Mattia Vavassori