Una Università anche in alta Valle Brembana? È nei progetti di Unibg

Nei progetti dell'Università di Bergamo anche la volontà di sviluppo territoriale e diffusione sul territorio, fra cui quello dell'alta Valle Brembana.
1 Febbraio 2021

Se la montagna non va dall'Università, allora è l'Università ad andare dalla montagna. In questo aforisma (un po' rivisitato) si racchiude in poche parole un interessante progetto che vedrebbe l'apertura di summer e winter school, ma anche di un corso di laurea ad hoc, localizzati nei verdi paesaggi montani – alta Valle Brembana, alta Valle Seriana e Valle di Scalve prime fra tutte – in cui sviluppo territoriale e un'Università diffusa nel territorio viaggiano di pari passo.

Il forte incremento dello smart working ha permesso ai piccoli borghi di riprendere il volo, mentre sono sempre di più le persone che, segnate dai mesi di lockdown, decidono di lasciarsi alle spalle la città per trasferirsi in montagna, dove i paesi isolati e l'aria aperta lasciano ben poco spazio ad assembramenti di ogni genere. Questa nuova alba dei borghi montani è stata osservata e colta anche dall'Università di Bergamo, la cui volontà è principalmente quella di essere una presenza stabile su tutto il territorio – e non soltanto nella grande città.

Noi siamo pronti – ha annunciato il rettore, Remo Morzenti Pellegrini, intervistato da L'Eco di Bergamo – L'idea è quella di delocalizzare esperienze formative residenziali come summer e winter school, ma anche aprire, un montagna, un nuovo corso di laurea specialistica proprio sulla montagna”. Portando di conseguenza flussi turistici indipendenti dalla stagione perché, come è stato possibile osservare in altri contesti, sia per i professori che per gli studenti è pratica comune portare con sé nel luogo di lavoro o di studio anche la propria famiglia. Dando così nuove chance anche a quei piccoli paesi troppo spesso dimenticati.

L'Università di Bergamo ha scelto di muoversi in direzione delle valli. A confermarlo c'è il progetto (in attesa di finanziamento) “Power”, acronimo – tradotto dall'inglese – di “Strategie Progettuali e prototipi Operativi per il Welfare”, che ha visto anche il coinvolgimento del Politecnico di Torino e di Milano, dell'Università degli Studi di Napoli Federico II e Università degli Studi di Palermo. “Un progetto di ricerca di interesse nazionale – ha affermato il prorettore Fulvio Adobati, direttore del Centro studi sul territorio “Lelio Pagani”, polo di ricerca interdisciplinare di Ateneo – riguarda il tema della rigenerazione territoriale delle aree interne e identifica diversi contesti territoriali, nel nostro caso l'alta Valle Brembana, alta Valle Seriana e Valle di Scalve”.

D'altronde, non è la prima volta a livello nazionale in cui un'Università pensa alla propria diffusione territoriale. In Veneto, ad esempio, l'Università di Verona ha una sede distaccata ad Alba di Canazei, una piccola frazione che conta poche anime. Per ora si pensa al futuro di Unibg e alla possibilità di attivare una laurea magistrale sulla valorizzazione dell'ambiente montano. E si cerca un posto dove poter avviare grandiosi progetti: hotel, alberghi diffusi, ex colonie o residence a cui dare una seconda possibilità.

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