”Ridicolo paragonare lo sport di montagna ai comportamenti estivi”, disappunto del sindacato

FIT CISL Bergamo, il sindacato che rappresenta i lavoratori funiviari, esprime disappunto e preoccupazione rispetto a notizie ufficiose sull’imminente decisione da parte del Governo di impedire l’inizio della stagione bianca.
26 Novembre 2020

FIT CISL Bergamo, il sindacato che rappresenta i lavoratori funiviari, esprime disappunto e preoccupazione rispetto a notizie ufficiose sull’imminente decisione da parte del Governo di impedire l’inizio della stagione bianca.

Paragonare i comportamenti estivi alla pratica degli sport di montagna è ridicolo, tipico di chi la montagna la vede forse in televisione – dice Antonio Scaini, segretario generale di FIT CISL Bergamo. Ancora una volta la politica è in confusione e non è in grado di prendere decisioni semplicemente perché’ chi è chiamato a farlo non conosce minimamente la montagna, chi la vive e chi la pratica. Inverno non significa solo impianti di risalita, in montagna si pratica lo sci alpinismo, lo sci di fondo, le ciaspole, le camminate e molte altre attività che non prevedono assembramenti e possono essere svolte in sicurezza”.

Il sindacato ricorda l’articolato avviso comune (Ripartiamo in Sicurezza), siglato insieme ad Anef (associazione nazionale esercenti funiviari) e consegnato alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti De Micheli, contenente un’esaustiva relazione sull’importanza di queste attività per l’economia delle Terre Alte, ma anche le misure di prevenzione dal contagio da Covid-19.

La mancata apertura della stagione invernale comporterebbe pesantissime ricadute sull’intero indotto rappresentato da albergatori, ristoratori, rifugisti, commercianti, maestri di sci, senza dimenticare che, soprattutto nelle Valli Bergamasche, molti operatori funiviari sono stagionali e che senza questa occupazione non hanno alternative. Infine, sarebbero vanificati gli investimenti e i lavori estivi effettuati per preparare le piste.

Spesso si lamenta l’agonia di molti paesi montani alle prese con lo spopolamento le cui conseguenze si evidenziano con la carenza di servizi, mancanza di esercizi pubblici, dissesto idrogeologico, ma si dimentica che le attività ricettive favoriscono l’occupazione in loco (scongiurando pendolarismo) e assicurano l’importante ruolo di sentinelle del territorio, garantendo quelle opere e quelle infrastrutture a guardia del dissesto che sempre più colpisce anche le Valli bergamasche”.

Il Governo e Regione Lombardia non possono disconoscere il valore economico e sociale che il settore dello sci rappresenta per l’Italia: oltre i 10 miliardi di fatturato con 400.000 persone impiegate nel turismo montano , quasi 2000 impianti di risalita e 15mila dipendenti e altrettanti maestri di sci – aggiunge Scaini -. Bene hanno fatto gli amministratori locali a ricordare che una stazione sciistica non è una discoteca e neppure una spiaggia: spazi aperti in mezzo alla natura, impianti che possono garantire il distanziamento, attività sportiva che non prevede contatti e un abbigliamento che, dovendo difendere dal freddo e dalle cadute, isola completamente la persona. Occorre decidere in fretta, le società che hanno in gestione gli impianti devono procedere con l’assunzione del personale stagionale e attivarsi per assicurare l’innevamento artificiale. Austria e Svizzera sono pronte, e noi”?

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