“Mio figlio dirottato a Bergamo per tre punti di sutura”. La denuncia di una mamma di S.Giovanni

Il figlio di 4 anni scivola e necessita di tre punti di sutura. Ma il medico dell'Ospedale di San Giovanni si tira indietro e dirotta mamma e bimbo al P.S. dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII. La testimonianza di Monica G. di San Giovanni Bianco.
10 Novembre 2020

Il figlio di 4 anni scivola e si ferisce al mento, dove dovranno essere applicati tre punti di sutura. Ma il medico si tira indietro e dirotta mamma e bimbo al Pronto Soccorso dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, a 30 chilometri di distanza. È la testimonianza di Monica G, residente a San Giovanni Bianco in frazione di San Gallo, in una lettera-denuncia dove racconta quanto accaduto al Pronto Soccorso dell'Ospedale di San Giovanni Bianco.

Era mercoledì 21 ottobre quando il figlio di Monica, 4 anni appena, si ferisce al mento dopo essere scivolato. Una situazione non allarmante, che in un primo momento sembra richiedere nulla più delle consuete cure domestiche. Eppure la piccola emorragia non accenna a fermarsi e così mamma e bimbo si recano al vicino pronto soccorso di San Giovanni Bianco per un controllo più specifico. Sono le 14 e al triage viene assegnato il codice di priorità verde, che determina una urgenza minore. La diagnosi non è grave: una piccola lacerazione della profondità di 1,5 cm, ma che richiede ugualmente almeno tre punti di sutura.

Mio figlio, di natura irrequieto e vivace, non era collaborativo ed aveva (a ragion veduta data l'età) paura della piccola operazione che doveva subire” racconta mamma Monica. Poi, l'imprevedibile. “Nonostante ci fossero 4 persone disponibili per tener fermo il bambino, mentre il dottore avrebbe dovuto suturare la ferita e il piccolo fosse già anestetizzato localmente, il medico ha cominciato a sentenziare di non sentirsela – spiega la donna – Di non sentirsi di suturare tre punti sul mento di mio figlio perché era troppo agitato. Gli stessi infermieri hanno cercato più volte di far ragionare il dottore e di convincerlo a cucire ma a nulla è servito, poiché continuando ad addurre che non se la sentiva”.

La soluzione? Dirottare mamma e figlio al Pronto Soccorso dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che dal presidio brembano dista ben 30 chilometri. Alle 15:30 vengono ammessi in sala d'attesa, ma il chirurgo era già occupato per un intervento in sala operatoria. Così Monica e il piccolo restano in attesa, fino alle 19:30 quando incontrano il dottore che, come il personale pediatrico, cerca di fare chiarezza sul motivo per cui una piccola operazione del genere non fosse stata effettuata a San Giovanni Bianco. Perplessità che non si spiega nemmeno mamma Monica. In pochissimo tempo il bimbo viene anestetizzato, suturato e rimandato a casa: sono le 21:30 quando, insieme, varcano la soglia di casa. Ben sette ore e mezza dopo.

Posso tranquillamente dire che almeno cinque sono state sprecate – afferma la donna – Se al P.S. di San Giovanni Bianco, il medico avesse fatto il suo dovere e non se ne fosse lavato le mani, si sarebbero risparmiate tante energie, nostre ma sopratutto in generale di entrambi gli ospedali. Mi chiedo come sia possibile tutto questo. In una situazione come quella che stiamo vivendo ora, del tutto eccezionale, come è possibile che pure per un'inerzia come questa si siano dovute attivare due equipe mediche in due ospedali diversi. Come è possibile un tale spreco di risorse?”.

L'interrogativo è lecito. “Se per eventi come il mio si rimedia in questo modo, mi chiedo come si possa far fronte a situazioni ben peggiori. A quante complicazioni possano sorgere banalmente nel momento in cui ci si trova di fronte un medico incompetente e/o svogliato”. L'Ospedale di San Giovanni Bianco è ormai da qualche tempo al centro dell'attenzione di tutti, dai sindaci della Valle Brembana in lotta per il suo mantenimento e ripristino dei servizi, ai cittadini che insieme agli amministratori vorrebbero trovare una soluzione alla già compromessa situazione del presidio vallare.

La mia denuncia nasce da un problema reale, che spinge pazienti più o meno gravi a doversi spostare dall'ospedale di riferimento della Valle verso la città, perdendo tempo ed energie e, cosa più grave, intasando il Pronto Soccorso dell'Ospedale Maggiore, quando è evidente che molti casi possono e devono essere risolti e chiusi nel luogo della prima diagnosi” sottolinea Monica. “Purtroppo – conclude – bisogna ammettere che la negligenza dell'ospedale di San Giovanni Bianco la fa da padrone. La cosa terribile è che sembra sempre più che la cosa sia voluta, come se in un modo o nell'altro volessero scoraggiare la gente del posto e in futuro avere un pretesto per chiuderlo. Spero che questa mia denuncia possa, insieme ad altre, dare il via ad un cambiamento. Perché deve essere chiaro: l'Ospedale di San Giovanni Bianco è sempre stato per noi un punto di riferimento e deve esserlo anche per i nostri figli. Deve essere un porto sicuro in cui l'intera Valle Brembana possa fare affidamento nel momento del bisogno”.

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