Capaci e coraggiosi: i giovani brembani che in tempi di pandemia hanno aperto il loro ristorante

In Valle Brembana, ed in particolare a Lenna e ad Ambria di Zogno, vi sono due casi di imprenditorialità giovane in totale controtendenza.
12 Marzo 2022

di Daniela Boffelli e Federico Fontana

In questi ultimi due anni e mezzo, durante il periodo della pandemia, molte sono state le attività economiche che sono state messe in grossa difficoltà. Grandi imprese, esercizi commerciali, artigiani, produttori agricoli e liberi professionisti, ma sicuramente tra coloro che maggiormente hanno sofferto di chiusure e restrizioni vi sono le imprese turistiche ed in particolare i ristoranti. I dati forniti a tale riguardo dalle associazioni di categoria sono davvero inquietanti, ma in Valle Brembana, ed in particolare a Lenna e ad Ambria di Zogno, vi sono due casi di imprenditorialità giovanile in totale controtendenza.

A Lenna, infatti, il primo giugno del 2020 ha aperto “La trattoria delle Miniere” grazie alla passione e alla voglia di dare una svolta alla propria vita professionale di Lorenzo Bonini. Lorenzo, 30 anni, nativo proprio di Lenna, insieme alla propria compagna Valeria Gervasoni (anche lei brembana) ha deciso di realizzare il sogno della sua vita e di aprire il “suo locale”. Lorenzo e Valeria hanno entrambi frequentato l’Istituto Alberghiero di San Pellegrino, lui indirizzo cucina e lei ricevimento.

“Il mio Profe di cucina era Carlo Calvetti – racconta Lorenzo –, un grande. Con lui ho iniziato il mio percorso andando insieme in stagione in posti di altissimo livello.” Poi una carriera costellata di molte esperienze importanti. Dopo dieci anni in giro per ristoranti, la decisione di rientrare a casa. “Mi piace sentirmi un oste, la mia cucina riprende i valori del nostro territorio, con un po’ della mia personalità che cerco di trasmettere attraverso i miei piatti. Secondo me la ristorazione oggi deve tornare ad essere legata alla tradizione ma fortemente di qualità, per questo motivo scelgo i prodotti delle nostre zone e non offro una carta particolarmente ampia. Mi piace accogliere i gli ospiti come se venissero in casa mia”.

Il locale ha una trentina di posti a sedere tutti disposti esclusivamente su tavoli rotondi: “Cosa mi ha spinto ad aprire un’attività durante l’epoca Covid? La voglia e la passione che avevo fin da prima, in realtà l’avevo sin da piccolo. Ormai avevo avviato tutto e anche volendo non potevo più fermarmi. Il primo periodo di apertura è stato relativamente tranquillo. Sapevamo che dovevamo convivere con il virus e ci siamo adattati. Questo ci ha permesso di concentrarci meglio sul singolo”.

Per i vincoli imposti dalle norme soprattutto legate alle distanze tra le persone la “Trattoria” ha aperto con una capienza ridotte a 30 persone anziché 50. Questo avvio al rallentatore però non ha rappresentato solo un problema: “All’inizio c’era sempre qualcosa da fare e aggiustare rispetto all’avvio dell’attività. Il lockdown ci ha dato modo di avere il tempo di programmare i miglioramenti e i vari aggiustamenti nella nostra organizzazione. Inoltre mi ha dato la possibilità di dedicarmi di più alla nostra piccola Bianca”.

Dopo l’estate 2020, tornare in lockdown non ha creato grosse ripercussioni. “Dopo la stagione e la Santa Lucia a dicembre abbiamo avuto modo di sperimentare piatti della tradizione come la trippa e il Leadél. All’inizio non ho osato troppo perché non avevo feedback su ciò che servivo in tavola, solo dopo ho iniziato con l’asporto di piatti tradizionali. Più pesante è stato il discorso organizzativo sulla riapertura all’esterno. Faceva ancora freddo in quel periodo”. Dal 2020 a oggi c’è stato un periodo di crescita dell’attività e il lavoro risulta essere appagante degli sforzi profusi e fino ad oggi continuativo. Nei tempi morti a Lorenzo e al suo staff piace provare a comporre piatti e sperimentare nuovi sapori per continuare a migliorare. Le aspettative per il futuro restano alte, nella speranza che presto ci si possa dedicare appieno alla attività di ristoratore senza intoppi.

Un’altra esperienza molto interessante è quella di Elisa De Marte che ad Ambria, proprio vicino alla chiesa del paese, ha rilevato lo storico ristorante “Tri Bucù”. Elisa, classe 2001, ha anche lei frequentato l’Istituto di San Pellegrino con indirizzo cucina. Diplomatasi a giugno del 2020 non ha aspettato nemmeno un attimo a realizzare il suo sogno. “Ho avuto la possibilità di subentrare ai precedenti proprietari che conosco molto bene. Ho parlato in famiglia di questa opportunità e ho colto l’occasione. Pentita? Assolutamente no.”

La cucina che viene proposta da Elisa è una cucina semplice, veloce ma con prodotti di ottima qualità. Il “Tri Bucù” oggi si presenta prevalentemente come Hamburgeria e Pizzeria, ma offre anche pranzi o cene tematiche su prenotazione e grigliate. Vista la situazione pandemica, Elisa ha pensato di creare un prodotto che si prestasse bene alla formula dell’ asporto o del delivery, ma senza rinunciare alla qualità delle materie prime. Accanto alla proposta delle pizze tradizionali c’è una bella varietà di pizze gourmet e quando ha un attimo di tempo si diverte a sperimentarne nuovi abbinamenti. Stesso discorso per gli Hamburger. Carni eccellenti, grammature abbondanti ottimo rapporto qualità prezzo.

Il locale non ha una cucina attrezzata per realizzare piatti da ristorante. Oltre al forno per la pizzeria sono presenti piastre per la cottura delle carni e friggitrici, ma niente fuochi. “A volte ci chiedono dei primi piatti pensando di entrare in un ristorante tradizionale, ma pian piano ci stanno conoscendo e, soprattutto giovani e famiglie, si stanno affezionando alla nostra proposta.” Spesso supportata dalla mamma Sabrina Brambilla e da Stefano Piazzalunga, Elisa quando non è orario di apertura del ristorante accoglie i propri clienti al bar che resta sempre aperto.

“Il lavoro non è mai mancato, solo a Natale abbiamo avuto una leggera flessione ma è una cosa abbastanza naturale per una ristorazione come la nostra.” Per offrire maggiore sicurezza al propri clienti sono state realizzate fuori dal locale due casette in legno che possono ospitare, in totale sicurezza, piccoli gruppi di circa sei persone. “Cenare nelle casette è molto suggestivo e i nostri ospiti hanno apprezzato questa soluzione. In questo periodo si era notato un miglioramento nelle presenze, ma gli ultimi fatti drammatici che stanno devastando l’Europa e il rincaro di molti prodotti e delle bollette hanno avuto un effetto negativo sulle persone. C’è più paura, anche di uscire e di spendere. Probabilmente siamo diventati più attenti al risparmio perché non vediamo all’orizzonte delle belle prospettive. Speriamo che questa situazione si risolva presto e che le persone ritornino a fare una vita normale. Noi non vediamo l’ora.”

IMG 20220305 WA0004 - La Voce delle Valli

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