Consumo di suolo, nella Bergamasca si è ‘tolto il pane di bocca’ a 12.000 persone

Coldiretti: ''Negli ultimi 7 anni ci siamo resi responsabili della scomparsa nella nostra provincia di circa 37 chilometri quadrati, vale a dire quasi la stessa superficie del comune di Bergamo''.
30 Luglio 2020

“85 ettari di suolo cancellati per sempre, vale a dire che ci siamo giocati la possibilità di produrre un quantitativo di pane pari a quello consumato in un anno da 12.000 persone”. Utilizza questo impressionante esempio il presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio,  per  sottolineare la gravità dello scempio che è stato fatto del nostro territorio dal 2018 al 2019, una situazione evidenziata dagli ultimi dati del rapporto ISPRA sul consumo di suolo.

“Se sulla superficie che abbiamo perso – spiega Brivio – avessimo coltivato il grano e con questo grano avessimo prodotto la farina, avremmo potuto ottenere circa 500.000 kg di pane, l’equivalente che viene mediamente consumato in dodici mesi dagli abitanti di una città come Ponte San Pietro, secondo le statistiche”.

Da tempo la Coldiretti provinciale sta lanciando l’allarme sulla cementificazione sregolata in atto nella Bergamasca e stigmatizza una mancanza di pianificazione territoriale che tuteli la terra fertile disponibile, un bene prezioso e non più rinnovabile.

“Negli ultimi 7 anni – avverte Brivio – ci siamo resi responsabili della scomparsa nella nostra provincia di circa 37 chilometri quadrati, vale a dire quasi la stessa superficie del comune di Bergamo. Se continuiamo di questo passo, per le generazioni future non resterà più un ettaro di campagna”. 

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Coldiretti Bergamo evidenzia che a livello nazionale la perdita dovuta al consumo di suolo in termini di produzione agricola complessiva è stimata in 3,7 milioni di quintali, per un danno economico stimato di quasi 7 miliardi di euro negli ultimi 7 anni.

Oltre al danno economico per il settore, Coldiretti Bergamo ricorda che il consumo di suolo rende il territorio meno ricco di ecosistemi e più fragile, su cui pesano ancora di più gli effetti dei cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce più ad assorbire.

“Questi dati, già sconcertanti, non tengono conto del terreno che verrà consumato con la costruzione dei grandi poli logistici già in programma – sottolinea Brivio –, quindi la situazione è destinata a peggiorare.  Non fare scelte di pianificazione lungimiranti significa non riconoscere il valore della terra nell’insieme delle sue risorse e la rilevanza dell’attività agricola. Ricordo che una campagna coltivata vuol dire produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale oltre che paesaggio e turismo enogastronomico nonché sviluppo di filiere che portano economia e occupazione”.

Il presidente di Coldiretti Bergamo esprime grande preoccupazione in particolare per ciò che sta accadendo nella Pianura, dove si trovano i terreni più fertili e dove stanno sorgendo in continuazione capannoni e poli dedicati alla logistica, caratterizzati da una estesa cementificazione, senza alcun coordinamento sovracomunale. “Ho il timore – afferma – che in queste aree si privilegino scelte di discutibile prospettiva di sviluppo economico e sociale solo per il “ miraggio” di lauti oneri urbanistici, negando così alla terra qualsiasi valore se non quello immobiliare e speculativo ma, soprattutto, condizionando in un’unica direzione il futuro dei nostri giovani “. 

Per proteggere la terra e i cittadini che ci vivono – conclude  Coldiretti Bergamo  – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola.

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