Coronavirus, a Bergamo pazienti più giovani: intanto il farmaco anti-artrite si dimostra efficace

Il quadro dei 'nuovi' pazienti affetti da Covid-19, come spiegato dal medico Luca Lorini - direttore Unità di Anestesia e rianimazione 2 - vede ricoverate persone fra i 40 e i 45 anni.
11 Marzo 2020

Qual è il punto della situazione all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo? Lo ha spiegato Luca Lorini, direttore dell'Unità di Anestesia e rianimazione 2, in un'intervista rilasciata a RaiNews24 . “La tipologia del paziente sta mutando – ha affermato – arrivano in ospedale tanti pazienti più giovani e più complicati. Si sono ammalati 6-7 giorni fa, hanno cercato di resistere con la loro giovane età, ma poi i sintomi si complicano e devono essere ricoverati”.

Il quadro dei “nuovi” pazienti affetti da Covid-19 vede ricoverate persone fra i 40 ed i 45 anni. “La nostra terapia intensiva è molto grande, abbiamo 88 posti letto e di questi 60 sono riservati ai malati da Covid-19 – ha spiegato il medico – 40 di questi per pazienti intubati, gli altri 20 per persone un po' meno gravi”. E qualche paziente comincia a guarire, ma per ogni 2-3 che escono dall'ospedale, 5-6 ne entrano. “Ne sono stati dimessi 9 dall'inizio dei contagi. Nonostante ciò, la situazione non è delle più rosee”.

Per combattere il coronavirus non esistono allo stato attuale vaccini o cure effettive. Alcuni medici, sotto consenso del paziente, tentano la via delle cure sperimentali: è quanto fatto dall'oncologo Paolo Ascierto, dell'ospedale Pascale di Napoli, che chiede di estendere l'impiego del farmaco anti-artrite tocilizumab a protocollo nazionale per i malati contagiati. “Il farmaco ha dimostrato di essere efficace contro la polmonite da Covid-19 – ha spiegato – Sono stati trattati due pazienti: in 24 ore la terapia ha evidenziato ottimi risultati e uno dei due sarà estubato”.

Altri pazienti sul territorio nazionale – ospitati a Bergamo, Fano e Milano – sono stati trattati con questo farmaco, mentre altri due verranno sottoposti a terapia nuovamente nell'ospedale partenopeo. “È molto importante che il suo utilizzo venga esteso quanto prima, così potremo salvare più vite – ha affermato Ascierto – La nostra struttura insieme all'Azienda Ospedaliera dei Colli è stata la prima, in Italia, a utilizzare questa terapia nei pazienti con coronavirus”. L'input giunge però dalla Cina, dove i colleghi asiatici avevano già osservato un certo miglioramento nei malati trattati nello stesso modo.

Solo la collaborazione internazionale consentirà di mettere a punto armi efficaci contro il Covid-19 e il Pascale da sempre si distingue per la capacità di siglare collaborazioni a livello globale – ha confermato Gerardo Botti, direttore scientifico del Pascale – I risultati positivi di tocilizumab devono essere validati, per questo serve uno studio multicentrico nazionale”.

(Fonte: tgcom24 – Fonte immagine in evidenza: inno3.it)

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