Coronavirus, Gallera sul decreto governativo: ”misure più dure se i cittadini non collaborano”

''Se i cittadini non ci aiutano a ridurre questa curva che cresce in maniera enorme, dobbiamo arrivare a misure più dure'': è quanto afferma l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.
9 Marzo 2020

Nella notte di ieri, 8 marzo, il premier Giuseppe Conte ha firmato il decreto per il contenimento del contagio da coronavirus: la Lombardia e altre 14 province d'Italia, concentrate maggiormente nel Nord, sono in quarantena con la raccomandazione di evitare contatti sociali e gli spostamenti, se non motivati da salute o lavoro. Già dalla sera del 7 marzo, però, circolava sulle maggiori testate la bozza di decreto che ha gettato nel panico chi vive in Lombardia per studio o lavoro, portando centinaia di persone a riversarsi nelle stazioni decise a “scappare” dal contenimento.

Le misure adottate si rivelano essere piuttosto restrittive, ma come afferma l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera intervistato da Radio Capital “la Lombardia avrebbe voluto anche qualche misura più dura. Avevamo chiesto di bloccare tutte le attività commerciali, non solo i bar dopo le 18”. Sottolineando poi che “se è previsto che uno possa andare solo da casa all'ufficio e viceversa che senso ha tenere aperto il negozio che vende le scarpe? Capisco il danno all'economia, ma la logica è che più riusciamo a mettere in campo misure dure per un tempo ristretto meno rischiamo di dover arrivare a uno stillicidio. Se non agiamo ora fra 15 giorni saremmo costretti ad assumere misure ancora più dure”.

La Lombardia, secondo gli esperti, assomiglia per numeri di contagio alla situazione che ha vissuto la città cinese di Wuhan – epicentro del Covid-19 – a fine gennaio. La responsabilità non graverebbe però solo sulle spalle del Governo, ma come afferma Gallera “è chiaro che se i cittadini non ci aiutano a ridurre questa curva che cresce in maniera enorme, dobbiamo arrivare a misure più dure. Dipende sia dalla capacità dei singoli che da misure governative più dure”. Le raccomandazioni sono chiare: necessario restare in casa, limitare il minimo i contatti sociali ed evitare gli spostamenti se non strettamente necessari.

Tutto ciò per salvaguardare non solo la popolazione, ma anche gli ospedali che rischiano concretamente un collasso. “La situazione in alcuni presidi è critica – spiega l'assessore – è una guerra contro il tempo. La stiamo vincendo noi, ma non so per quanto. Stiamo aprendo posti in terapia intensiva dappertutto, abbiamo avuto un incremento di posti letto in terapia intensiva del 700% in nove giorni. Abbiamo i caschetti dove si butta dentro l'ossigeno, ne avevamo 200 dieci giorni fa e ora ne abbiamo 1.600. Stiamo bloccando le attività in sale operatorie e le abbiamo trasformate, abbiamo anche l'aiuto di privati, ma è una guerra continua giorno dopo giorno”.

Il contagio da coronavirus riguarda tutti, non solo gli anziani. Come affermato dallo stesso Gallera in un collegamento con il programma televisivo “Agorà” su Rai3, il 65% delle persone in terapia intensiva ha più di 65 anni. Il 35% rimanente, dunque, ne ha di meno. “È vero che muoiono di più gli anziani – aggiunge l'assessore – Ma nel momento in cui non c'è più posto in terapia intensiva, anche il 50enne è in pericolo”.

Per evitare che ciò accada, la prevenzione e l'isolamento sono le armi più efficaci. Nonostante le direttive, però, all'annuncio della bozza di decreto governativo – trapelata ben prima della sua firma e completamento definitivi e rimbalzata sulle principali testate italiane e non – una moltitudine di persone si sono riversate nelle stazioni ferroviarie – in particolare quella di Milano Centrale – per “scappare” dalla Lombardia. “Dalla Cnn, quando affermano che l'hanno ottenuta dalla Regione Lombardia, stanno dicendo una falsità – conferma infine Gallera – Noi siamo persone serie, e lo siamo stati fin dal primo minuto. Non giochiamo con questi mezzucci”.

(Fonti: Tgcom24 | Agi – Fonte immagine in evidenza: ANSA)

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