Coronavirus, al Papa Giovanni arrivano donazioni e ospitalità gratuita per i medici

Nonostante la paura per l'emergenza coronavirus che attanaglia il nostro Paese, ed in particolare la nostra provincia, a non mancare è la solidarietà e l'altruismo bergamaschi.
10 Marzo 2020

Nonostante la paura per l'emergenza coronavirus che attanaglia il nostro Paese, ed in particolare la nostra provincia, a non mancare è la solidarietà e l'altruismo bergamaschi, pronti a piazzarsi in prima linea per chi in prima linea c'è davvero attraverso donazioni – anche sostanziose –, offerte di stanze gratuitamente ai medici, servizi di prima necessità attivati nei paesi per andare incontro alla popolazione in quarantena o a chi è impossibilitato ad uscire.

Nei giorni scorsi, l'ospedale Papa Giovanni di Bergamo ha aperto un conto corrente (IT75Z0569611100000008001X73 – Codice Swift: PosoIT22; causale donazione Covid-19) per fronteggiare le ingenti spese derivate dall'emergenza. E le donazioni non si sono fatte attendere. A partire dalle grandi società, come la Foppapedretti che ha donato 50mila euro – “In questo momento di grande difficoltà abbiamo deciso di aiutare, per quanto ci è possibile, chi è in prima linea nella battaglia contro il coronavirus. Speriamo si mobilitino in molte” ha affermato Luciano Bonetti, il presidente – e la Fondazione Creberg, che ha scelto di dividere ulteriori 50mila euro fra il Papa Giovanni, l'ospedale Bolognini di Seriate e la Fondazione ricerche Ospedale Maggiore di Bergamo.

Ma non solo. Anche ditte del territorio, come la Elettroimpianti srl, club di tifosi come gli Amici dell'Atalanta di Mozzo, un anonimo londinese che ha scelto di spedire salviettine e gel e anche uno studio legale cinese, che ha sede a Bergamo. Senza contare, ovviamente, i cittadini che per primi vogliono mettersi a disposizione per aiutare gli ospedali. Qualcuno ha anche deciso di donare del cibo, come Italian Optic che farà arrivare dieci pizze ogni sera al pronto soccorso dell'ospedale di Ponte San Pietro.

Un'emergenza, questa, che si combatte solo con l'aiuto di tutti. Anche di chi ha deciso di mettere a disposizione le proprie strutture ricettive o addirittura la propria casa gratuitamente per ospitare medici e infermieri di rinforzo dalle altre province. “Le prenotazioni sono state annullate e così mi ritrovo con la struttura vuota – afferma Massimo Arnoldi, titolare del b&b La Rocca a Grassobbio – Non sono un super eroe: sinceramente non avrei rinunciato alle camere vendute. Ma siccome sono vuote, perché non destinarle gratis a gente che viene ad aiutarci?”.

Un pensiero condiviso anche dall'insegnante di italiano Elena Arezio, residente a Fontana – a tre chilometri dal Papa Giovanni – che ha deciso di mettere a disposizione la mansarda della propria casa, dove vive con il figlio. “Mi immagino che questo personale, costretto a lavorare in emergenza, avrà poco tempo per cercarsi un appartamento e stipulare atti burocratici. Così, ecco che offro la mia mansarda gratuitamente – spiega Elena – La casa è grande, io e mio figlio abitiamo ai piani di sotto. So che, venendo ad abitare gente a contatto con pazienti contagiati, io e mio figlio rischiamo a nostra volta il contagio. Ma è un rischio che abbiamo deciso di correre”.

(Fonte: L'Eco di Bergamo)

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