Una notte da tartarughe ninja nella Bergamo sotterranea

Il giovanissimo Morgan Facheris ci racconta la sua gita notturna nei sotterranei di Città Alta organizzata dall'Avis di Almenno San Salvatore con il gruppo speleologico delle Nottole.
22 Maggio 2018

Ciao, sono Morgan e vi voglio raccontare la mia gita notturna nei sotterranei di Città Alta. Era un’iniziativa organizzata dall’ AVIS di Almenno San Salvatore con il gruppo speleologico delle Nottole.

Era venerdì 13 Aprile, nonostante si dice che porti sfortuna, io non vedevo l’ora di salire in macchina con la mamma per raggiungere Città Alta. 
Alle 20:30 siamo arrivati al piazzale di S. Agostino e lì c’erano venticinque persone già munite di caschetto con torcia e scarponi da montagna; io ero l’unico con gli stivali (avevo capito che ci si sporcava!!) ma ero anche l’unico bambino e questo mi rendeva ancora più contento. Pochi minuti dopo siamo partiti per iniziare la nostra avventura verso la cannoniera della Fara. Arrivati lì ho avuto un attimo di paura perché ho visto le guide aprire un tombino dove all’interno si intravedeva una scala di ferro, ma non si vedeva il fondo! Uno ad uno siamo scesi nel tombino, io non solo non avevo più paura, ma mi sentivo una tartaruga ninja.

Lì sotto, la guida delle Nottoleci ha spiegato tutto su quella cannoniera scoperta per caso durante dei lavori di sistemazione della strada sopra le nostre teste. In quel grande buco, che sembrava una grotta, abbiamo anche fatto una bella foto di gruppo con lo striscione dell’AVIS. Da lì abbiamo proseguito il nostro giro scendendo sempre attraverso una scaletta di metallo, arrivando fin sotto le mura. Abbiamo camminato per un po’ nel prato, che una volta era difeso proprio dalla cannoniera da cui eravamo appena usciti, per arrivare all’antico acquedotto di Bergamo Alta.

Siamo entrati da un piccolo passaggio nelle mura e lì abbiamo trovato un gigantesco tubo di metallo che è l’acquedotto “moderno”, a fianco invece c’era il vecchio acquedotto: un piccolo canale con dell’acqua sporca dove solo i più temerari potevano entrare; siccome io ero curiosissimo non ci ho pensato due volte e sono entrato con Federico, l’unico coraggioso tra gli adulti.

Il tunnel era talmente piccolo che mi sono dovuto quasi inginocchiare e strisciare appoggiando le mani sul pavimento, in parte a dove scorreva l’acqua. Così facendo mi sono bagnato i guanti e le maniche della felpa, ma non ci ho fatto caso perché mi sentivo come l’antico custode dell’acquedotto. L’avventura è continuata verso le cisterne di Piazza Mercato del Fieno: nel tragitto ho detto alla mamma che da quel momento in poi, guardando un tombino, mi sarei sempre chiesto cosa nascondeva. Arrivati in piazza c’era un altro tombino aperto e guardandoci dentro sembrava meno pauroso dell’altro, ma una volta entrato mi sono reso conto che quello era davvero stretto e portava ad una scala altissima che scendeva nella cisterna.

Una volta arrivato in fondo mi sono meravigliato per quanta acqua potesse contenere quella vecchia cisterna con al centro la base del pozzo, che una volta serviva per prendere l’acqua dalla piazza. Sul muro del pozzo c’era una targa con scritto dei nomi: erano quelli degli ultimi fontanari che avevano fatto manutenzione alle cisterne. Tornato in superficie ho tolgo i guanti e ho annusato per sbaglio le mie mani: avevano un odore disgustoso, quindi meglio cambiarli con quelli della mamma. Ci siamo incamminati verso Piazza Mercato delle Scarpe, passando in mezzo alle persone che passeggiavano tra i negozi e che ci guardavano male perché eravamo sporchi di fango, con un casco in testa e una lampada frontale accesa.

Dopo aver raggiunto e aperto l’ennesimo tombino, siamo entrati di nuovo, questa volta la discesa era solo di pochi metri ma davanti mi sono ritrovato un’immensa cisterna, grande quanto una piscina, piena di acqua cristallina. Era bellissima!! Il soffitto sembrava un cielo stellato, era pieno di goccioline che brillavano illuminate dalla mia pila. Dopo questa meraviglia ci siamo incamminati per raggiungere il rifugio antiaereo distante un centinaio di metri. Là dentro la guida ci ha spiegato tante cose, ma io ero ormai stanchissimo e invece di ascoltare ho giocato con il fango e con i miei stivali….. giusto per sporcarmi ancora un po’! La gita è finita a mezzanotte e per me sarà indimenticabile. 

Ringrazio tanto gli amici dell’AVIS per averla organizzata e offerta, ma soprattutto per mantenere viva questa favolosa associazione. Noi ragazzi, adulti del futuro, saremo chiamati anche noi a donare un po’ del nostro sangue per aiutare chi ne ha bisogno. Quindi meglio iniziare a pensarci adesso.

(Fonte: Leminews)

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