41 lavoratori bergamaschi contagiati e morti sul luogo di lavoro: i dati INAIL da inizio pandemia

Salgono a 41 i lavoratori contagiati e morti per Covid-19 sul luogo di lavoro in provincia di Bergamo dall’inizio della pandemia
23 Dicembre 2020

Salgono a 41 i lavoratori contagiati e morti per Covid-19 sul luogo di lavoro in provincia di Bergamo dall’inizio della pandemia (e fino al 30 novembre). Lo riferisce il report regionale dell’INAIL diffuso ieri sulle denunce di infortunio sul lavoro per Coronavirus pervenute all’Istituto.  Si tratta di tre decessi in più rispetto al precedente monitoraggio aggiornato a fine ottobre.

Bergamo continua ad essere il territorio italiano che sta pagando il prezzo più alto della pandemia in termini di lavoratori deceduti” ha commentato questa mattina Angelo Chiari della segreteria provinciale della CGIL di Bergamo e responsabile delle Politiche di Salute e Sicurezza sul lavoro. “In totale, in Lombardia, le denunce di decessi da contagio sul lavoro sono state 144. A Milano si registrano complessivamente 31 decessi, a Brescia 25, a Napoli 23 e a Roma 20. Bergamo purtroppo supera tutte le altre province italiane. Le denunce totali di infortunio per Covid-19 (dunque mortali e non) registrate a Bergamo arrivano a quota 2.708, pari all’8,5% delle denunce in tutta la Lombardia. In Italia si superano i 100mila casi”.

In Lombardia l’INAIL ha registrato sul lavoro più denunce che riguardano lavoratrici donne: sono il 72,5% del totale e la fascia d’età più coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni. A questo link il documento completo.

 

“Il mondo sanitario, in prima linea, è il più coinvolto: fra il personale del comparto il 78% degli infortunati è costituito da infermieri” prosegue Chiari. “Molto colpito anche il personale socio-sanitario addetto alla cura delle persone soprattutto nelle RSA, ma anche gli addetti alle pulizie in ospedali e ambulatori”.

“Si manifesta ancora una volta, in modo drammaticamente rilevante, il prezzo pagato dai lavoratori, spesso definiti angeli o eroi, ma di cui oggi si dimenticano fatica e rischio, oltre al fatto che molti di loro, nei comparti citati, si ritrovano senza un rinnovo contrattuale” prosegue Chiari. “Occorre garantire a ciascun infortunato e ad ogni famiglia di lavoratore deceduto il giusto riconoscimento e ristoro previsto dalla legge, ma soprattutto va garantito a chi continua ad operare protezione e sicurezza massime. Vanno sempre garantite e messe in atto le procedure contenute nei Protocolli Covid-19 sulla sicurezza e forniti puntualmente i relativi dispositivi di protezione individuale. Per garantire un lavoro dignitoso e sicuro andrebbe garantito anche il giusto organico di lavoratori, evitando così estenuanti sovrapposizioni di turni e di prestazioni straordinarie, con particolare attenzione negli ambiti ospedalieri, sanitari e nelle strutture di assistenza alla persona”.

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