A Bergamo immunità e responsabilità fanno la differenza: da ATS i dati da (quasi) zona bianca

Bergamo, occhio del ciclone nella prima 'ondata' della pandemia, ora presenta dati quasi in linea con la zona bianca. Ad affermarlo un report di ATS Bergamo, che spiega perché qui l'epidemia è sotto controllo.
19 Gennaio 2021

Era il 23 febbraio 2020 quando è stato annunciato nella bergamasca il primo caso ufficiale di Covid. Da allora la nostra provincia è diventato l'occhio del ciclone nella prima “ondata” della pandemia italiana, raccontata in tutto il mondo attraverso immagini che l'hanno resa tristemente famosa. Ma allo stesso tempo Bergamo è diventata un simbolo di resistenza e di lotta, in grado di rimettersi sulle proprie gambe e ripartire là dove la quotidianità si era bruscamente interrotta.

Il suo esempio virtuoso la ha resa, quasi un anno dopo, una delle poche province italiane a sfiorare i numeri da “zona bianca”, quella fascia introdotta dal Governo nell'ultimo DPCM in cui tutto riaprirebbe e la vita tornerebbe ad un passo dalla normalità. A testimoniarlo è il report redatto da ATS Bergamo, che ha illustrato fra grafici e tabelle il “caso Bergamo”, in cui le misure da “zona rossa” – dove si trova attualmente – risultano essere troppo restrittive se paragonate ai dati, consolidati al 16 gennaio.

In primo luogo c'è l'incidenza dei contagi settimanali, 54 ogni 100mila abitanti, contro i 370 di media nazionale. Poi c'è anche il tasso di positività, al 5% contro quello al 9% della Lombardia e al 10,7% nazionale. Dal punto di vista della prevalenza, in bergamasca ci sono attualmente 1.496 persone positive, ovvero 134 ogni 100 mila abitanti. In Lombardia il numero è più di quattro volte: 57.998, pari a 578 ogni 100mila.

Anche dal fronte ospedaliero i risultati sono rassicuranti. Il 15 gennaio erano 270 i ricoveri “ordinari” (considerando che il 36% proviene da fuori provincia) e 29 in terapia intensiva, con il 45% dei pazienti non bergamaschi. “I tassi di saturazione – si legge nel report – appaiono entro i limiti del livello 1 in termini di gestibilità, sulla base del sistema di monitoraggio attivato dal Ministero”.

Insomma, in tutto e per tutto dati compatibili con la tanto chiacchierata “zona bianca”. Ma perché a Bergamo l'epidemia sembra essere “sotto controllo”? Innanzitutto, ATS Bergamo ha sottolineato l'efficacia del contact tracing, ovvero quelle “inchieste epidemiologiche” che si svolgono ogni volta che c'è un nuovo caso per seguire e controllare i contatti stretti e bloccare sul nascere nuovi contagi, approssimato al 100%. In secondo luogo, il “quadro attuale di stabilità e contenimento solido dell'epidemia” secondo quanto afferma ATS è determinato da un'immunità di popolazione di ampia diffusione” e dal “forte senso di responsabilità dei cittadini”.

Oggi Regione Lombardia ha annunciato di aver fatto ricordo al TAR contro la zona rossa della Regione. Ma qualche giorno fa Bergamo, nella figura del sindaco Giorgio Gori e del Presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli, aveva “anticipato” la mossa del Pirellone, chiedendo una deroga per la propria città.

Crediamo fermamente che si possano comprendere le difficoltà e le sofferenze cui il protrarsi delle limitazioni anti-Covid, se non addirittura il loro inasprimento, sottopone i cittadini dei nostri territori, ed in particolar modo gli studenti, le loro famiglie e gli operatori dei settori economici costretti alla chiusura o ad una sostanziale limitazione delle rispettive attività – si legge nella lettera inviata al Presidente della Regione, Attilio Fontana, e all'assessore Letizia Moratti Tali limitazioni sono necessarie e doverose ovunque gli indicatori di diffusione del contagio segnalino situazioni di pericolo. Dove viceversa le condizioni epidemiologiche siano oggettivamente migliori, riteniamo si giustifichi l'esenzione”.

(Fonte: L'Eco di Bergamo)

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