Coronavirus e la fase 2 di Bergamo: come potrebbe cambiare la nostra vita

A 10 giorni dal termine delle misure restrittive, in Italia non si parla che di 'fase 2', quella di “convivenza con il virus”. Dalle linee guida ancora in fase di revisione e modifica, i dubbi si rincorrono: come sarà davvero la vita dopo la ripartenza?
24 Aprile 2020

A 10 giorni dal termine delle misure restrittive, in Italia non si parla che di “fase 2”, quella di “convivenza con il virus”. Dalle linee guida ancora in fase di revisione e modifica, i dubbi si rincorrono: come sarà davvero la vita dopo la ripartenza? Se qualche imprudente già pensava ad un “liberi tutti”, si dovrà ricredere. Nella bozza di un piano che si sta puntigliosamente preparando in tutti i suoi settori – dai trasporti alla scuola, la cultura, il commercio e lo sport – la raccomandazione è di agire per piccoli passi, ordinati, ben definiti. Imperativo sarà scaglionare gli ingressi: arrivederci code alla posta o caffè delle 7:30 al bar, sì a redistribuzione dei flussi di lavoratori e studenti per eliminare, nel limite del possibile, le “ore di punta” ed ogni tipo di assembramento, che sia al binario del treno o sui banchi di scuola.

Bergamo è una delle città che più fra tutte ha subito gli effetti devastanti del coronavirus. Troppi morti e tanto dolore che hanno piegato un'intera comunità senza però spezzarla del tutto. Bergamo è stata la forza di un popolo che ha saputo reagire, che ha costruito un ospedale completo e funzionale in sette giorni a costo quasi zero e che ora si sta preparando all'incognita che è il futuro.

PARRUCCHIERI, ESTETISTI, NEGOZI, SMART WORKING

Tutti sono chiamati a reinventare e riorganizzare la propria vita: le giornate seguiranno ritmi differenti, inizieranno prima e termineranno dopo. Dando per scontato che mascherina e guanti diventeranno parte dell'abbigliamento quotidiano di tutti, un'ipotesi è che le attività produttive possano cominciare le loro mansioni fra le 6 e le 7, impostando degli ingressi differenziati fino a tarda sera. Una linea che dovrebbero seguire anche i servizi di cura alla persona, come parrucchieri ed estetisti, che invece potrebbero ricevere i propri clienti esclusivamente su appuntamento.

Nei negozi di vendita al dettaglio e in tutti quei luoghi che in condizioni di normalità creerebbero affollamenti – come Posta e supermercati –, gli ingressi verranno quasi certamente scaglionati e la tecnologia potrebbe giocare a nostro favore grazie all'implementazione di particolari sensori, che possono rilevare e monitorare la quantità di persone presenti nei locali. Tecnologia che allunga il proprio braccio anche agli uffici, dove con probabilità lo smart working diventerà un'istituzione.

SMART SCHOOL

Smart working per gli uffici, smart school per gli studenti. Per le scuole si parla di più soluzioni, ma la più quotata parrebbe essere quella che definisce gli ingressi distribuiti in più ore, ad esempio dalle 7:30 alle 10, con doppi turni di lezione. Ciò significa che, in un'ipotetica classe di 30 studenti, la metà si accomoderà a turni su sedie e banchi mentre i restanti quindici sul divano di casa, di fronte a webcam e tastiere.

La faccenda, comunque, si complica ulteriormente se si pensa alla redistribuzione degli orari di uscita, che dovrebbero essere attuati su turni. In particolare, a dare più grattacapi sono i mezzi pubblici – che non sono particolarmente adatti a favorire la distanza sociale – e al loro rinnovato funzionamento. Dando per scontato che l'industria del trasporto pubblico non può per ovvi motivi cessare (non lo ha fatto nemmeno in quarantena), riorganizzare corse e contingentare gli ingressi per permettere agli utenti di sedersi a sedili alterni potrebbe non funzionare in maniera eccelsa al lato pratico.

TRAFFICO E VAL BREMBANA

Lasciando da parte per un attimo le grandi città, un chiaro esempio potrebbe essere la Valle Brembana, da sempre tristemente famosa per il suo notevole traffico viabilistico. Il timore del contagio influirà quasi sicuramente sull'utilizzo dei mezzi pubblici: va da sé che chi potrà permetterselo, utilizzerà la propria automobile per raggiungere il posto di lavoro. Ma per alcuni utenti il pullman è d'obbligo, come ad esempio per gli studenti che devono raggiungere la città per frequentare la scuola, ed è per questa fetta di utenza che la difficoltà potrebbe risultare quasi triplicata. Quasi inevitabile la levataccia mattutina per assicurarsi un posto sul primo pullman disponibile e per evitare per quanto possibile la trafila di auto che scenderanno dalla Valle. Un disastro.

BAR E RISTORANTI

Altra nota dolente la si toccherebbe con le attività di bar e ristoranti, che potrebbero tornare alla vita di inizio marzo, quando ancora non si sapeva quale strada il virus avrebbe preso: aperti solamente dopo le 18, bandito fino a data da destinarsi il servizio al banco, distanza fra i tavoli garantita e servizi a domicilio favoriti. Le Amministrazioni comunali avranno il dovere di restare più vicine ai propri cittadini, in particolare a chi alla tecnologia non è proprio avvezzo e magari non può accedere ad alcuni servizi online perché non possiede un computer o uno smartphone.

L'Italia ripartirà, è inevitabile. E anche Bergamo, fra mille timori che bruciano come sale sulla ferita ancora fresca che il coronavirus le ha lasciato. La vita dei bergamaschi cambierà sicuramente, dalla cima delle sue valli di montagna fino alla pianura. E questo popolo che sogna da mesi la normalità si appella al buon senso di tutti, per far sì che quella che dovrebbe essere una ripartenza non diventi invece una retromarcia.

(Fonte immagine in evidenza: Il Corriere)

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