Il ”Don Palla” guarda al futuro, ecco il nuovo Statuto

La Fondazione Don Stefano Palla di Piazza Brembana nelle ultime settimane ha varato in via definitiva le modifiche statutarie approvate dalla Regione Lombardia.
9 Marzo 2018

Una realtà viva nel tessuto sociale dell’Alta Valle Brembana, cresciuta nel cuore della gente e nelle attività, pronta a rilanciare ogni giorno il proprio ruolo fondamentale. C’è un legame di vero e proprio affetto fra i “Gogis” dell’Alta Valle Brembana e la Fondazione Don Stefano Palla onlus di Piazza Brembana, che nelle ultime settimane ha varato in via definitiva le modifiche statutarie approvate dalla Regione Lombardia.

“L’esigenza di un nuovo Statuto – riferisce un comunicato pubblicato sull’ultimo numero del notiziario vicariale “L’Alta Valle Brembana” – nasce dal de­siderio del presidente Pietro Busi di voler mettere le basi per un prossimo futuro in cui non ci potrà più essere una figura carismatica che includa nella sua persona una molteplicità di funzioni: ciò, fino adesso, è stato un unicum irripetibile. Si è voluto perciò individuare e definire compiti e responsabilità delle diverse funzioni. Nel nuovo Statuto si è riaffermato il concetto che “la Fondazione non ha scopo di lucro” ed “ha come finalità lo svolgimento di servizi di utilità sociale in campo sanitario, socio-sanita­rio e socio-assistenziale e orienta la propria at­tività al fine di migliorare la qualità della vita, lo sviluppo dell’autonomia e della dignità delle persone che vivono in condizione di disagio”.

Nel nuovo articolato non mancano le sottolineature per “lasciti e donazioni”, che negli anni hanno costituito l’asse portante per la realizzazione prima e la crescita poi della struttura, che dà lavoro ad un centinaio di persone. L’idea partì dalle volontà testamentarie di don Stefano Palla, sacerdote nato a Moio de’ Calvi nel 1884. Fu coadiutore parrocchiale a Valsecca (1909-1919) e durante la grande guerra prestò servizio come tenente degli Alpini. Vicedirettore del Collegio di Valnegra (1919-1931), fu successivamente coadiutore parrocchiale a Beita di Palazzago. Dal 1932 fu economo e parroco ad Averara, sino al 1970 quando morì il 9 gennaio, lasciando un’eredità preziosa in termini economici, ma anche e soprattutto di generosa solidarietà.

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“L’Assemblea Generale – precisa il comunicato della Fondazione –  è sempre composta da un membro per ogni Comune socio fondatore e da tre sacerdoti segnalati dal Consiglio Presbi­teriale del Vicariato dell’alta Valle Brembana. È altresì previsto, nel caso due o più comuni socio fondatori si fondano, che il numero dei consi­glieri rimarrà invariato: ogni realtà territoriale preesistente alla fusione in ogni caso avrà un suo rappresentante. L’Assemblea elegge il Presidente e i tre mem­bri laici del Consiglio di Amministrazione, che durano in carica tre anni, non più cinque come in precedenza. Il fatto nuovo è che il Presidente può non essere un membro dell’Assemblea, così pure i tre membri laici del Consiglio d’Ammi­nistrazione, purché in possesso dei requisiti di moralità e capacità richiesti per essere nominati componenti di un organo di un ente pubblico. 

“Sono previste due nuove figure statutarie: il Presidente Onorario e il Direttore.  L’Assemblea può eleggere il Presidente Onorario conferendo tale qualifica a una per­sona che abbia ricoperto un ruolo sociale im­portante all’interno della comunità della Valle Brembana.  Il Direttore è nominato dal Consiglio di Am­ministrazione su proposta del Presidente e scel­to tra soggetti in possesso di adeguate compe­tenze e comprovati requisiti di professionalità. Egli sarà il capo del personale, dirigerà gli uffici, sarà responsabile della gestione finanziaria, te­nica, amministrativa della Fondazione; metterà in atto le deliberazioni del Consiglio di Ammi­nistrazione e svolgerà la funzione di Segretario del Consiglio stesso. Il Consiglio di Amministrazione è composto da cinque membri: Presidente, tre membri laici e un sacerdote scelto tra i tre rappresentanti vi­cariali presenti nell’Assemblea”.

Una nota importante: le cariche elettive sono intese come onorifiche e pertanto nessuno percepirà indennità di carica.

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