La storia del piccolo Carlo, a scuola senza sostegno: il papà avvia una petizione

Carlo è un bambino che frequenta la seconda elementare, conosciuto da tutta la comunità di Moio de' Calvi dove trascorre le vacanze estive. Come i suoi coetanei ha ricominciato la scuola, ma senza insegnante di sostegno.
15 Settembre 2020

Dopo la brusca interruzione di marzo, ieri 14 settembre la campanella ha finalmente suonato per migliaia di Istituti e scuole in tutta Italia. Fra mille difficoltà per un rientro in sicurezza, fra banchi che mancano e protocolli difficili da gestire, c'è anche una fetta di studenti più fragile per i quali questo ritorno fra i banchi di scuola potrebbe rappresentare, invece, una violazione alla Costituzione Italiana. È il caso di Carlo, un bambino che vive a Besana Brianza ma conosciuto da tutta la comunità di Moio de' Calvi, dove trascorre sempre le vacanze con i nonni e i genitori. Carlo infatti, che frequenta la seconda elementare, non potrà avere un insegnante di sostegno che lo supporti e lo guidi in questo decisivo quanto delicato momento.

Il piccolo Carlo, nato con la sindrome di Down e malato di diabete, è divenuto suo malgrado il simbolo di un ritorno a scuola in un'emergenza che fin dai suoi esordi ha penalizzato i più fragili. E così papà Sergio Torriani ha deciso di avviare una petizione online sulla piattaforma Change.org, diretta al premier Giuseppe Conte e al Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, per raccontare la storia di suo figlio e dei tanti come lui, e chiedere che la situazione cambi definitivamente.

Domani mattina, nella nostra scuola elementare, si violerà la Costituzione Italiana – è l'incipit della raccolta firme – Carlo, con la sindrome di Down e il diabete, avrà il suo secondo “primo giorno di scuola”, visto che entrerà in classe in seconda elementare dopo 9 mesi a casa, per via del Covid-19. Avrebbe bisogno di certezze e serenità per ripartire. Ma ancora quest'anno inizierà la scuola senza un insegnante di sostegno. E quando arriverà, salvo coincidenze particolari, sarà un nuovo insegnante di sostegno”.

Ciò comporta, ovviamente, una serie di difficoltà per il piccolo e per i tanti come lui che sono tornati in classe. “L'insegnante che deve aiutare Carlo a inserirsi nella classe non potrà fare il suo lavoro il primo giorno di scuola, quando entra in classe – sono le considerazioni di papà Sergio – Chi arriva, inoltre, dovrà essere informato della complicata gestione della glicemia di un bambino diabetico, e gli unici che possono fare questo sono i genitori, se non si dà continuità. L'insegnante che arriverà dovrà entrare in una classe che lavora, e in cui tutta la programmazione è già stata fatta, soprattutto in queste condizioni complicate associate al Covid”.

Domani – prosegue, riferendosi al 14 settembre – verrà violata la Costituzione, che non consentirà a mio figlio pari accesso all'istruzione, perché quanto scritto prima fa in modo che lui potrà avere una figura operativa non prima di Natale. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” – spiega Sergio Torriani, citando l'articolo 3 della Costituzione – Questo significa sprecare 3 mesi preziosissimi per la costruzione di un percorso di autonomia per Carlo, che in prospettiva potrebbe essere autonomo, ma se lo abbandoniamo a se stesso rischia di perdere questa opportunità”.

Una complessa situazione, che forse potrebbe essere in parte risolta modificando alcune normative. “Come Carlo – aggiunge – ci sono bambini, ragazzi, giovani in ogni ordine di scuola a cui viene negato il diritto a un pieno sviluppo, a una autonomia. Domani bambini con sordità bilaterale affronteranno la classe (tutti con la mascherina, che non consente la lettura labiale) senza sostegno, bimbi autistici si dovranno confrontare con novità incredibili, tutto da soli, senza che né loro né la loro classe abbiano un sostegno adeguato. Alcuni genitori negli anni scorsi per via della cronica mancanza delle nomine e per i ritardi di assegnazione hanno fatto cause contro lo Stato e le hanno vinte tutte: la Costituzione è chiara”.

Ma nonostante questo – prosegue – si continua a negare un semplice diritto fondamentale. Chiediamo al Governo di verificare immediatamente la situazione e chiedere scusa ai ragazzi, alle famiglie e ai compagni di classe per questo diritto negato; di cancellare quella norma assurda che proviene dalla riforma Gelmini per cui si assegnano cattedre di diritto solo per metà delle esigenze espresse, come se si possa decidere chi deve rimanere senza sostegno; di nominare un commissario per l’inclusione che in tre mesi deve identificare i processi per assegnare gli insegnanti di sostegno almeno da giugno, così che possano essere formati e possano programmare per tempo, di procedere con una selezione adeguata agli insegnanti di sostegno, e una loro valorizzazione. Cosi che questa vergogna finisca”.

La petizione, che ha già raggiunto ben 1.800 firme, sta iniziando a muovere i suoi primi, piccoli passi. “La dirigenza scolastica e il Comune si sono fatti vivi per capire se ci fossero “spazi di miglioramento” da parte loro – aggiunge papà Sergio, ringraziando quanti hanno firmato per la causa – Tutti ci possiamo migliorare e contribuire, ma la petizione non è rivolta a loro: conosciamo la dedizione delle insegnanti, della dirigenza e dei servizi sociali del nostro Comune, che va oltre ai loro doveri. La situazione che si è creata non è per loro responsabilità, ma insieme dobbiamo cambiare”.

Carlo ha ricevuto un insegnante di sostegno? La risposta è no. “Sulla scuola di Besana si sono completate le nomine dell'organico di diritto – spiega Sergio, che sottolinea – di diritto? Carlo ne ha diritto! E non ha ancora l'insegnante assegnata. Ora la dirigente chiederà una aggiunta all'organico, l'ufficio provinciale lo chiederà al regionale e se a Roma danno i soldi si fa un secondo giro di nomine”. Il piccolo Carlo, nel frattempo, continua ad andare a scuola senza sostegno. “Non ne faccio una colpa alla scuola – sottolinea – Ma se un diritto viene leso, tutti siamo responsabili”.

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