I rimedi “della nonna” valdimagnini raccolti in un libro: “Così salvaguardiamo le tradizioni”

Pubblicato nel 2021, il libro è il frutto di ben 7 anni di ricerca condotta dal Centro Studi Valle Imagna e da Fabrizia Milani, lecchese e dottoranda in Scienze Farmaceutiche all'Università degli Studi di Milano e racconta dei rimedi medicinali di un tempo. Ora ci sarà un dottorato di ricerca triennale, per approfondire ulteriormente il tema legato ai rimedi antichi attraverso uno studio di etnobotanica in Valle Imagna.
18 Gennaio 2022

Tutti, almeno una volta, abbiamo usato uno dei tradizionali “rimedi della nonna” per guarire da un malessere. Impacchi, macerati e infusi: tutti metodi utilizzati dai nostri avi per curarsi, quando ancora non esisteva la medicina moderna. Questo incredibile patrimonio è stato fortunatamente salvato grazie all’impegno del Centro Studi Valle Imagna e di Fabrizia Milani, lecchese e dottoranda in Scienze Farmaceutiche all’Università degli Studi di Milano, che hanno collaborato insieme a storici ed esperti del settore per dare vita a “Raccolta di diversi rimedj a varj mali. Studio etnobotanico di un manoscritto lombardo del diciottesimo secolo”.

Pubblicato nel 2021, il libro è il frutto di ben 7 anni di ricerca, basato sullo studio di un piccolo libriccino risalente alla seconda metà del 1700. Su quella carta di stracci, con grafia tremolante, una persona anziana ad oggi ancora sconosciuta decise di raccogliere alcun dei rimedi medicinali tipici della sua epoca, oggi tanto assurdi ma che allora erano parte fondamentale della medicina ufficiale. Questo manoscritto ha viaggiato i secoli, al sicuro nella biblioteca del Presidente del Centro Studi Valle Imagna, giungendo fino a noi. Nel dicembre del 2013 il Centro Studi ha avviato lo studio di questo manoscritto, che racconta ben 191 rimedi medicinali a base di più di 200 specie vegetali e di altre sostanze di origine minerale, animale e umana, raccolti in una lingua a metà fra l’italiano, il latino e il dialetto lombardo.

rimedi

Durante questi sette anni Fabrizia Milani, coadiuvata da Gelsomina Fico (a capo del laboratorio di Biologia Vegetale nel dipartimento di Scienze Umane Farmaceutiche), ha intervistato gli abitanti di sette paesi della Valle Imagna ancora legati agli usi territoriali, per scoprire come piante (spontanee o coltivate) erano e sono ancora oggi utilizzate per diversi scopi, da quello terapeutico a quello cosmetico e culinario. I sette Comuni sono Sant’Omobono Terme, Brumano, Corna Imagna, Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna, Locatello e Rota d’Imagna.

Ispirata da questa indagine, l’Università ha inoltre approvato per Milani un dottorato di ricerca triennale, per approfondire ulteriormente il tema legato ai rimedi antichi attraverso uno studio di etnobotanica in Valle Imagna. “In una prima fase del progetto – ha spiegato Milani, intervistata da Il Corriere – andremo a studiare sul campo l’uso delle piante. Incontreremo, in piccoli gruppi e compatibilmente con la situazione sanitaria, tutti coloro che avranno qualcosa da raccontare. Gli interessati possono scrivere a fabrizia.milani@unimi.it. Raccoglieremo interviste, materiale vegetale, campioni di erbario e fotografie. Successivamente studieremo in laboratorio le piante più usate soprattutto in campo medicinale e veterinario”. L’obiettivo? “Far sì che queste tradizioni non vadano perse. E arricchirle, eventualmente, con ricerche scientifiche e moderne”.

Fonte: Il Corriere

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