In Bergamasca cresce l’occupazione, ma per i giovani (quasi) solo contratti a termine

Nel corso del 2017 il quadro del mercato del lavoro per i residenti in provincia di Bergamo è migliorato sensibilmente, ma per i giovani sopratutto contratti e termine e permane la piaga dei NEET (giovani che non studiano e non cercano lavoro).
15 Giugno 2018

Nel corso del 2017 il quadro del mercato del lavoro per i residenti in provincia di Bergamo è migliorato sensibilmente: sono aumentati gli occupati (478mila),  è cresciuto il tasso di occupazione (65,3% sulla popolazione tra 15 e 64 anni) e il tasso di disoccupazione è sceso al 4,2% sulla popolazione attiva.

Gli indicatori diffusi da Istat segnalano anche un netto ridimensionamento dei tassi di disoccupazione giovanile a Bergamo: dal 25% del 2016  al 14,1%  del 2017 nella classe di età 15-24 anni; dal 14,1% del 2016 al 9,7% del 2017 nella classe di età 18-29 anni. Il miglioramento sul mercato del lavoro per i giovani bergamaschi è confermato anche dall’incremento della quota di avviamenti di persone con meno di 30 anni (40,9% degli ingressi complessivi del 2017), anche se i contratti prevalenti tra i giovani sono quelli a tempo determinato (aumentati del 37% nel 2017), mentre le assunzioni a tempo indeterminato si sono ridotte nell’ultimo biennio dopo i forti incentivi del 2015.  Gli ingressi giovanili sono nettamente aumentati in provincia anche nell’apprendistato e nelle modalità formative dei tirocini.

La condizione professionale dei giovani è tuttavia spesso analizzata prendendo in considerazione  l’area dei cosiddetti NEETs,  persone  tra i 15 e i 29 anni di età, non occupate e non partecipanti a corsi d’istruzione e formazione (“not in employment, education or training”), una misura allargata che aggiunge ai disoccupati veri e propri, cioè quanti hanno effettuato recenti azioni effettive di ricerca di un lavoro, anche i giovani privi di lavoro che non stanno investendo nella propria dotazione di competenze.

L’evoluzione dei NEETs e del NEET rate – che, diversamente dal tasso di disoccupazione, ha al denominatore l’intera popolazione giovanile tra 15 e 29 anni – è fortemente correlata agli andamenti del tasso di occupazione e di disoccupazione e al grado di reattività del mercato del lavoro.  Confrontato  ai picchi raggiunti a Bergamo (21,8% nel 2015) o in Italia (26,2% nel 2014) il NEET rate si è ridimensionato nel 2017 al 17,8% a Bergamo e al 24,1% in Italia.  E tuttavia la sua discesa è meno lineare di quella della disoccupazione, anche a Bergamo,  dove la consistenza dei NEETs (poco meno di 30mila giovani) non sembrerebbe molto cambiata tra 2016 e 2017,  pur essendosi portata stabilmente al di sotto delle soglie, tra 34 e 36mila, degli anni precedenti.

Qualche indicazione di tendenza emerge mettendo Bergamo a confronto  con l’insieme della regione lombarda e con la vicina area metropolitana di Milano.  Il NEET rate 2017 di Bergamo (17,8) è un paio di punti al di sopra dei valori di Lombardia (15,8) e Milano (15,6), mentre il tasso di disoccupazione tra i 18 e i 29 anni a Bergamo (9,7%) è nettamente inferiore a quello di Milano (16,3%) e si è negli ultimi tre anni sensibilmente avvicinato a quello medio lombardo (8%).  Tra i 15 e i 24 anni, poi, il tasso di disoccupazione bergamasco (14,1) è notevolmente inferiore a quelli di Milano (26,6) e Lombardia (22,9). 

La divergenza comparata tra NEET e disoccupazione significa quindi che a Bergamo è relativamente più consistente l’area “grigia” dei giovani fuori da percorsi di istruzione e formazione ma che, per scelta o per sfiducia, non cercano attivamente lavoro; un’area grigia stimabile in oltre 20mila giovani. E’ un segnale da non trascurare nelle politiche di medio termine per il lavoro e l’istruzione.

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