Lavoro, assunzioni in Bergamasca:+23% nei primi sei mesi del 2022

Dati positivi per il 2022. E’ quanto risulta dall’elaborazione dei dati sull'andamento delle assunzioni e cessazioni relativi ai primi sei mesi del 2022, presentata dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro - Settore Sviluppo della Provincia.
1 Settembre 2022

Dati positivi per il 2022. E’ quanto risulta dall’elaborazione dei dati sull’andamento delle assunzioni e cessazioni relativi ai primi sei mesi del 2022, presentata dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro – Settore Sviluppo della Provincia.

“Si tratta di un risultato molto positivo, anche se più contenuto in confronto ai primi semestri dei passati 2021 e 2019, e con segni di rallentamento della dinamica negli ultimi mesi, in particolare a giugno. Qualsiasi buon esito è purtroppo reso provvisorio dall’attuale crisi energetica che si sta già abbattendo in modo pesante sulle nostre aziende– spiega il Presidente della Provincia di Bergamo Pasquale Gandolfi -. La Provincia rimane a disposizione come referente territoriale, e a tal proposito sarà riconvocata a breve la cabina di regia provinciale per prepararci, congiuntamente al mondo del lavoro e della formazione, ad affrontare le sfide che l’autunno ci ha già annunciato”.

Ecco i numeri del report: Sono 8.992 le posizioni lavorative alle dipendenze (6.761 nell’arco annuale da giugno 2021 a giugno 2022) create da gennaio a giugno di quest’anno nella nostra provincia. I flussi delle nuove assunzioni (78.202 tra gennaio e giugno, +22,9% sullo stesso periodo del 2021) e delle cessazioni (69.210, +31,8% ) confermano la ripresa della mobilità del mercato del lavoro dipendente in provincia.

L’incremento delle uscite è in larga misura attribuibile alla successione di rapporti temporanei e alle dimissioni volontarie, mentre i licenziamenti economici, in aumento, sono ancora al di sotto dei livelli del periodo antecedente il loro blocco. Il rallentamento nel secondo trimestre dipende in parte da un esaurimento fisiologico della fase di rimbalzo post-Covid. Inoltre, ulteriori aumenti della domanda di lavoro da parte delle imprese sembrano frenati non soltanto dalle grigie previsioni sul ciclo economico, minacciato da inflazione e rischi di recessione, ma dai limiti di espansione dell’offerta di lavoro in provincia imposti dalla demografia, dai disallineamenti di competenze e professionalità e dalle dimensioni esigue della riserva di persone in cerca di occupazione, cioè disoccupati e inoccupati.

Incertezze sul breve e medio periodo, vincoli dell’offerta e la stessa intensa riallocazione di lavoratori tra imprese e settori che s’intravede dietro il massiccio flusso di dimissioni delineano una
fase di consolidamento più che di espansione dell’occupazione: la crescita annua a metà 2022 risulta composta per circa due terzi da contratti in apprendistato o a tempo indeterminato e solo per
un terzo da rapporti temporanei. La variazione netta dei rapporti a tempo indeterminato è trainata dalla progressione delle stabilizzazioni, cioè delle trasformazioni contrattuali dal tempo determinato al tempo indeterminato (7.445 nel primo semestre) in continuo incremento dalla metà del 2021. E’ la conseguenza, traslata

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