Lazio-Atalanta 1-3, una Dea sempre più da Champions

Dove volano le aquile? Più in basso della Dea: all’Olimpico finisce 1-3, il match delle 15.00 consegna tre punti all’Atalanta, tre punti pesantissimi.
6 Maggio 2019

Dove volano le aquile? Più in basso della Dea: all’Olimpico finisce 1-3, il match delle 15.00 consegna tre punti all’Atalanta, tre punti pesantissimi. Tra Coppa Italia e campionato, quello di ieri è il 12esimo risultato utile consecutivo degli orobici. Le premesse alla partita sono garanzia di spettacolo. Entrambe le compagini, infatti, sono obbligate a vincere per continuare la corsa all’Europa, sempre più serrata. Per questo motivo, Gasperini e Inzaghi decidono di schierare i propri migliori uomini. Il tecnico di Grugliasco ritrova Ilicic accanto a Gomez e Zapata, sulle fasce Castagne rileva Gosens. Inzaghi conferma Caicedo e Immobile, sostenuti da Luis Alberto.

Come troppo spesso accade, la partenza della Dea è shock. Al terzo, Caicedo riceve uno strano campanile all’interno dell’area, controlla il pallone e attende l’arrivo di Parolo, il centrocampista bluceleste buca Gollini con un mancino preciso. Vantaggio immediato dei padroni di casa, l’Atalanta si ritrova ancora una volta in svantaggio dopo pochi minuti: una costante perniciosa per questa squadra. I padroni di casa spingono con convinzione, Immobile dal limite dell’area impegna Gollini con un bel tiro. La Dea si affida ai tre tenori per rendersi più pericolosa, Gomez si abbassa fin sulla linea della difesa per salire palla al piede, agendo da “tuttocampista”. È proprio il Papu ad imbucare per Castagne, il belga mette in mezzo per Zapata che spara alto da ottima posizione. Passano due minuti e il colombiano si fa perdonare. Lunga azione insistita degli orobici, Freuler conclude dal limite, il suo tiro diventa un assist per Zapata, controllo e destro che vale il pareggio.

Gol numero 22 per il “Panteron”, record di Inzaghi (24), sempre più vicino. L’intensità del match non cala, la Lazio attacca e mette in difficoltà la retroguardia della Dea, sempre pronta però a ripartire. È quanto accade al minuto 29: Gomez imbuca perfettamente per Ilicic, il fantasista sloveno grazia Strakosha con un mancino largo. Il primo tempo termina 1 a 1, risultato che, per un motivo o per l’altro, non accontenta nessuna delle due squadre. La ripresa si apre con una sostituzione per l’Atalanta, Mancini entra in campo al posto di Palomino. Il pressing alto degli uomini di Gasperini porta i suoi frutti. Wallace si addormenta, Gomez gli ruba palla e si invola davanti a Strakosha, lo mette a sedere con una finta e appoggia il pallone all’indietro. Castagne ringrazia e sigla la rete del sorpasso atalantino. La pioggia che inizia a cadere su Roma è sintomatica della condizione della Lazio, incapace di reagire allo svantaggio. La Dea ne approfitta, a 15 dalla fine il Papu Gomez crossa da corner, Wallace completa la propria, disastrosa prestazione deviando la palla nella propria porta. 1-3 pesantissimo per i padroni di casa. Inzaghi tenta di dare maggior peso offensivo inserendo Badelj e Neto, ma la Lazio non sembra credere davvero nella rimonta. La partita termina dunque 3 a 1 per i bergamaschi.

Impressiona, aldilà di tutto, la voglia, la fame che alimenta ogni azione degli orobici: la squadra agisce come un meccanismo, alla costante ricerca del gol. Nessuno si risparmia, tutti i giocatori danno il 100%. Il simbolo di questo atteggiamento è il capitano, Gomez. Gioca in ogni punto del campo e lo fa benissimo, cuce il gioco tra la difesa e il centrocampo, aggiunge qualità alle giocate e trova anche il tempo di servire l’assist per Castagne. Anche gli esterni hanno contribuito in modo fondamentale al successo, in particolare Timothy Castagne: il vizio del gol alle romane non sembra volergli passare. La Dea raggiunge quota 71 gol in stagione, migliore attacco del campionato. Si tratta di una cifra impressionante, del resto il solo Zapata ha contribuito per quasi un terzo del totale. A tre giornate dalla fine, la Dea non sembra soffrire dell’aria rarefatta dell’alta classifica. Bisogna necessariamente pensare partita dopo partita, badando unicamente a dare il massimo, in ogni occasione. Solo così si può pensare di volare alto.

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