La mancanza di medici di base si fa sentire in tutta la bergamasca e con effetti gravissimi, tanto sui professionisti quanto sui pazienti. È questo l’allarme di Tullia Mastropietro, medico di base in sei ambulatori della Valle Brembana.
“Ci sono due problemi in Valle Brembana: la carenza di medici e la prospettiva di un’ulteriore carenza futura”. Sì, perché, come spiega Mastropietro, i medici vivono una situazione così stressante da portare alcuni all’abbandono: un circolo vizioso che aumenta il problema.
“In valle la situazione critica è soprattutto a Zogno, Serina e Sedrina. È stato anche attivato il Servizio di continuità diurna, ma non è abbastanza. Per questo, l’ambito Vallare e i sindaci di Serina e Sedrina hanno concordato, con Ats, la presenza di un’infermiera volontaria che possa aiutare i medici della Cas e i medici di medicina generale, garantendo la ricezione delle telefonate e un primo triage”.
Ai normali compiti del medico, infatti, si aggiunge una trafila burocratica legata alla pandemia che rende ancora più difficile seguire ogni paziente. “Lavoriamo in media 12 ore al giorno e alcuni colleghi della valle considerano di lasciare, anche se a malincuore, il proprio incarico. E in quel caso la situazione peggiorerebbe ancora, diventando insostenibile” racconta Mastropietro.
Di fronte a più di 100 telefonate al giorno per singolo medico di famiglia, l’allarme è inevitabile. “Noi, come Cdrt-19 (Centro di riferimento territoriale) inizieremo degli incontri per aiutarci a vicenda ad affrontare quello che stiamo vivendo. Vorremmo anche farci sostenere da uno studio legale, oltre che da un supporto psicologico: siamo infatti l’unica categoria a cui non è stato fornito dopo due anni pandemia e di lavoro forsennato, ne avviamo bisogno perché non ce la facciamo più”.
È evidente come il momento storico non possa prescindere dalla forza del sistema sanitario e dei suoi medici, soprattutto quelli più a contatto con il territorio. Esattamente l’opposto della situazione denunciata da Mastropietro. “Siamo stanchi, amareggiati e si sentiamo smarriti. Speriamo che le istituzioni regionali e nazionali colgano il nostro grido disperato e facciano qualcosa. Se perdessimo altri medici, sarebbe devastante”.