Montagna, una legge contro lo spopolamento. Personeni: ”La montagna deve governarsi da sola”

L’obiettivo è una ''legge quadro sulla montagna'' per invertire la tendenza allo spopolamento e creare opportunità e occasioni per i giovani che decidono di vivere e lavorare nei Comuni montani.
7 Giugno 2021

L’obiettivo è una “legge quadro sulla montagna” per invertire la tendenza allo spopolamento e creare opportunità e occasioni per i giovani che decidono di vivere e lavorare nei Comuni montani.

Ecco spiegato il perché il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha istituito un Tavolo Tecnico Scientifico Nazionale per la Montagna (TTS), composto da Regioni, UPI, Anci, Uncem e Federbim. Tutti insieme per preparare una legge nazionale per la montagna, dove le comunità delle “terre alte” facciano sentire la loro voce, proprio ora che, dopo il Covid-19, la necessità di spazi ad alta naturalità e la valorizzazione del turismo di prossimità, si sono scoperte più forti di quanto pensavano, pur nella perifericità e nell’enorme gap che le divide dalle zone urbane.

Al tavolo, convocato in videoconferenza, anche Carlo Personeni, presidente del Consorzio BIM Bergamo, ma invitato dal ministro come presidente di Federbim, che associa i 68 consorzi Bim italiani e oltre 2.200 Comuni montani.

“Federbim condivide la proposta del ministro Gelmini di una revisione della legge sulla montagna – ha sottolineato Carlo Personeni – Una iniziativa che deve andare in porto al più presto, per garantire alla montagna standard qualitativi competitivi con le aree urbanizzate. A tal fine sono decisivi alcuni fattori: meno burocrazia nel pubblico e nel privato; potenziamento delle infrastrutture digitali, per abbattere il digital divide; sviluppo delle energie rinnovabili ed efficientamento energetico, per potenziare le strategie nazionali Aree Interne e Green Community; una rinnovata rete di servizi per scuola, sanità, trasporti e viabilità, che attraverso livelli organizzativi decentrati garantiscano non solo il servizio in sé, ma la presenza sul territorio di opportunità lavorative.

 

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Necessaria una vera strategia nazionale per la montagna, con alcuni cardini: prevenzione del dissesto idrogeologico, come emergenza nazionale che merita un Piano Straordinario di manutenzione e un intervento sul sistema idrico/boschivo che coinvolga e valorizzi il ruolo dei Consorzi BIM; promozione di una fiscalità di vantaggio (regime differenziato) a favore delle attività imprenditoriali di piccole dimensioni (artigiani, commercianti); definitiva introduzione dei PSEA nel collegato ambientale, con il pagamento dei servizi eco sistemici e ambientali. Altri elementi riguardano lo sviluppo di nuovi prodotti turistici, la valorizzazione delle risorse dei vari territori (paesaggio e natura, risorse agricole e produzioni agroalimentari, patrimonio culturale, artigianato locale), per riattivare virtuosi processi di sviluppo aziendale e territoriale che impediscano lo spopolamento ed assicurino servizi alla popolazione, così da essere accoglienti per il visitatore. L’opportunità del PNRR è strategica per destinare risorse alle montagne italiane: ma attenti, non finanziamenti “a pioggia”, bensì risorse particolari, esclusive, destinate a co-finanziare progetti “in progress”, ben finalizzati ad un rilancio socioeconomico dei territori montani, per raggiungere una piena integrazione nel sistema Paese”.

“Certamente, i territori montani sono giacimenti di risorse naturali e di opportunità – continua Personeni – ma, allo stesso tempo, anche aree abitate, con disagi e problematiche per le comunità locali dei residenti, infatti non a caso si parla di resilienza. Federbim ritiene prioritario condividere, con tutti i rappresentanti della montagna, che la condizione necessaria per abitare in montagna sia quella di trovarvi lavoro ed una adeguata qualità della vita, con standard pari alle aree urbanizzate. Per questa ragione, è condizione necessaria la costruzione di un adeguato modello di governance territoriale, incentrata sugli Enti Locali e su alcuni Enti funzionali che svolgono determinate funzioni a livello sovracomunale. Appunto, i Consorzi BIM, che hanno radicamento e operano da anni sul territorio”.

Il contributo fornito da Federbim rientra appieno nella logica che sottende la transizione ecologica, per collaborare concretamente nel rilancio dei territori montani e favorire una resilienza consapevole delle comunità locali.

“All’orizzonte si deve intravedere l’autogoverno dei territori di montagna, quale obiettivo primario per arrestare lo spopolamento, a tutto vantaggio della montagna vissuta. La montagna abbandonata, anche se tutelata da Parchi e Riserve, non giova a nessuno e genera costi elevati, per il venir meno della quotidiana manutenzione e del monitoraggio che la residenzialità attiva degli abitanti produce. In un territorio montano saldamente presidiato dai residenti, i costi per la comunità statale sono minori e tali da non giustificare forme di assistenzialismo mortificanti ed improduttive. Dopo anni di sfruttamento del suo “capitale naturale”, ora la montagna chiede rispetto e attenzione: uno sfruttamento veramente sostenibile, equilibrato, con eque compensazioni per le comunità locali che contribuiscono a fornire e mantenere beni e servizi goduti da tutti: aria, paesaggio, boschi, acqua, ecc… Un giusto indennizzo per la gente delle “terre alte”. Ma soprattutto chiede che siano le stesse comunità locali a gestire queste risorse, in un’ottica federalista. E i consorzi BIM, che da oltre 65 anni si adoperano per lo sviluppo socioeconomico dei territori di montagna, potrebbero essere gli enti aggregatori per operazioni di successo, d’intesa coi Comuni e le Comunità Montane e in collaborazione con tutte le autorità e associazioni territoriali”.

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