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Nessuna deroga per Bergamo: il Ministero boccia la richiesta, la Bergamasca resta arancione

La Cabina di Regia del Ministero della Salute risponde con un no alla richiesta di deroga dalla zona rossa, ora arancione, di Bergamo. Fra le motivazioni la circolazione del virus ancora troppo alta, che rischierebbe di vanificare gli sforzi.
26 Gennaio 2021

La Cabina di Regia del Ministero della Salute ha ufficialmente negato la richiesta di una deroga dalla zona rossa – ora arancione – di Bergamo, presentata ormai dieci giorni fa dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori e dal Presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli. Il no del Ministero è racchiuso in un verbale di riunione, datato al 22 gennaio, passato inosservato visti i recenti avvenimenti che hanno portato la Lombardia in fascia arancione, ma evidenziato dalla testata Social Bg.

La Cabina di Regia prende visione di una richiesta pervenuta per il tramite dell'ufficio del Capo di Gabinetto del Ministero della Salute – si legge nel verbale – da parte di alcune provincie e comuni della Regione Lombardia”. Il no è secco: a supporto viene sottolineata una gestione della pandemia basata su due livelli, nazionale e regionale. Questo perché il “servizio sanitario italiano è organizzato a livello regionale attraverso uniche reti ospedaliere a complessità progressiva, secondo il 3 modello hub and spoke, e reti territoriali regionali integrate per la completa risposta ai bisogni dei cittadini ivi residenti”.

Un sistema di questo tipo esclude quindi, di fatto, la possibilità alle singole province di cambiare colore a prescindere dalla Regione di appartenenza. “Rimane quindi non possibile applicare il sistema di classificazione del rischio che si basa sul combinato disposto di probabilità, impatto e resilienza previsto al DM Salute del 30 aprile 2020 ad un livello territoriale diverso da quello Regionale” prosegue il verbale. Nonostante la Bergamasca abbia presentato nelle ultime settimane dati da zona gialla, sfiorando addirittura i requisiti per la zona bianca, per la richiesta di deroga rimane un nulla di fatto.

La Cabina di Regia aggiunge poi: “In considerazione della elevata mobilità intra provinciale e regionale, della circolazione del virus non solo in tutta la Regione, ma anche in tutti i territori richiedenti con livelli di incidenza molto diversi in aree contigue, dell’incidenza complessivamente elevata nella Regione Lombardia e dell’impatto ancora molto elevato dell’epidemia sui servizi sanitari, considerata la impossibilità di questa cabina di regia di valutare in modo puntuale la resilienza a livello sub-regionale, in linea generale si ritengono non esenti da rischi, eventuali rilassamenti localizzati delle misure in questa fase epidemica”. Ovvero: evitare allentamenti di misure, perché la circolazione del virus è ancora molto alta in Lombardia.

Non ci stanno il sindaco Gori ed il Presidente Gafforelli, che secondo quanto riportato da Il Corriere hanno replicato: “Se non è possibile riconoscere la specificità di singoli territori, emendando il sistema di classificazione a colori delle zone di rischio Covid 19 basato sulle regioni, per quale motivo si è prevista questa possibilità nella legge che lo ha istituito?”. Aggiungendo poi “Ci chiediamo perché nella legge si sia allora voluta prevedere la possibilità di deroga “per specifiche parti del territorio regionale in ragione del rischio epidemiologico”: sarebbe assurdo aver scritto una norma che risulta inapplicabile e superflua, anche quando si realizzano le condizioni previste”.

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