Il medico russo K.D. è stato condannato a due anni in seguito ad un’accusa di violenza sessuale nei confronti di una infermiera. Il fatto è avvenuto durante il turno, tra le ore 20 e le 22, nel primo settembre 2018, al pronto soccorso dell’ospedale di San Giovanni Bianco.
La Corte, presieduta dal giudice Giovanni Petillo, ha disposto anche la sospensione dall’esercizio della professione per due anni, che scatterà quando la sentenza diventerà definitiva, e il pagamento di una provvisionale di cinquemila euro alla vittima e all’Asst Papa Giovanni XXIII, di cui fa parte l’ospedale di San Giovanni, per danni d’immagine.
La pena comminata è maggiore rispetto a quella di 1 anno e 8 mesi richiesta dal pubblico ministero. Il medico – scrive Bergmonews -, dipendete di una cooperativa alla quale le strutture ospedaliere si appoggiano in caso di mancanza di personale, era arrivato al pronto soccorso visibilmente euforico e su di giri. Aveva palpeggiato un’infermiera, le si era “strusciato addosso”, aveva alzato i toni e insultato lei e le sue colleghe e si era dimostrato poco propenso a visitare i pazienti, rimandandone a casa alcuni senza nemmeno visitarli o dopo una valutazione molto sommaria delle loro condizioni.
Secondo il pm “i fatti sono provati dalla ricostruzione dei testimoni. Le frasi pronunciate e gli atteggiamenti descritti sono evidenze del suo stato di disinibizione, che ha tentato di frenare assumendo del Lexotan nel bagno riservato al personale. Il boccettino vuoto è stato ritrovato nel cestino. Ci sono poi le numerose lamentele dei pazienti”.
“Lo stesso imputato, nella sua deposizione, ha ammesso i dissidi avuti con l’infermiera e non ha mai espressamente negato i fatti – ha proseguito il pm –. Lui si ritiene calunniato, ma per quale motivo le infermiere avrebbero dovuto raccontare il falso? Tant’è che una di queste ha chiamato i carabinieri per farlo allontanare dal pronto soccorso”.
“Nei confronti del medico non c’era nessun complotto dato che è emerso chiaramente che si tratta di una persona problematica e anche quella sera ha dato prova della sua indole commettendo atti disdicevoli” ha dichiarato l’avvocato Giovanni Bertino che ha assistito l’infermiera e l’azienda ospedaliera.
Secondo Alessandro Turconi, difensore del medico “Il processo è stato fin da subito incentrato sulla figura e il comportamento del mio assistito, non sul fatto specifico del quale è chiamato a rispondere. Si è detto poco o nulla rispetto alla violenza sessuale, che peraltro nessuno a visto, nonostante si sia consumata in una piccola stanza all’interno della quale c’erano altre due infermiere e un paziente. La tesi accusatoria è molto debole: non c’è nessun testimone oculare, nessuna reazione da parte della parte offesa se non qualche frase per farlo allontanare. Nemmeno ai carabinieri, che si sono trattenuti per circa un’ora, nessuno ha parlato delle molestie”.