Paladina-Sedrina, ci scrive un lettore: “Non risolverà nulla, anzi: ci sarà ancora più traffico”

La lettera di Giorgio Vincenzo Pesenti: "La Paladina–Sedrina, in gran parte a corsia unica, scaricherà il traffico su un’arteria già congestionata come la Villa d’Almè–Bergamo. Non sarà una soluzione, ma un aggravamento".
9 Luglio 2025

Dopo la notizia dei giorni scorsi, riportata anche dal nostro giornale, secondo la quale entro fine anno arriverà l’ok da Anas per il proseguimento dell’iter di realizzazione della Paladina-Sedrina, ci è giunta in redazione una lettera aperta da parte di un lettore (che riportiamo per intero) che critica con forza le possibili conseguenze – secondo lui – di questo intervento.

“Ho già scritto lettere aperte sul tema del Terzo Lotto della Tangenziale Sud di Bergamo. Ma oggi, dopo aver visto il largo spazio che la stampa ha riservato alle foto giubilanti di sindaci con fascia tricolore – e, cosa ancora più sconcertante, di alcuni imprenditori privati invitati al tavolo della politica nel nome della loro forza economica – sento il dovere di tornare a parlare e ad appellarmi alla comunità.

Finora ho illustrato alternative concrete. Ora è il momento di smascherare alcune delle menzogne che si celano dietro slogan semplicistici e rassicuranti della classe politica. È finito il tempo di leggere il presente con gli occhi di chi ha vissuto il boom economico degli anni Ottanta. Non possiamo più progettare il futuro con la voracità di chi crede, ingenuamente, nell’infinità delle risorse.

A chi dice che questa strada risolverà la viabilità: ogni nuova strada, come ampiamente dimostrato da decenni di studi (da Braess nel 1968 alla più recente ricerca del 2024 della Rijkswaterstaat olandese), genera nuovo traffico. Non lo risolve: lo moltiplica. La Paladina–Sedrina, in gran parte a corsia unica, scaricherà il traffico su un’arteria già congestionata come la Villa d’Almè–Bergamo. Non sarà una soluzione, ma un aggravamento.

Non solo: danneggerà aree naturali preziose come il Parco dei Colli e la Valle del Giongo. E in un territorio a rischio idrogeologico, colpito solo pochi mesi fa da allagamenti ed esondazioni, siamo davvero sicuri che asfaltare e impermeabilizzare sia una scelta responsabile? La soluzione non sta nel creare nuovo spazio per nuove auto. Sta, semmai, nell’investire seriamente in trasporto pubblico – oggi inefficiente, penalizzato e ignorato – e nell’ammodernare e ampliare infrastrutture già esistenti. Ma mentre si vuole spendere più di mezzo miliardo per 6km di strada, assistiamo a pesanti tagli al trasporto pubblico.

A chi dice che agisce nel nome della comunità: la comunità, oggi, è esclusa. Mancano occasioni di incontro reale tra amministratori e cittadini. Il dissenso cresce, ma viene ignorato. Il confronto pubblico viene evitato, mentre ai tavoli decisionali vengono invitati imprenditori, in un inquietante ribaltamento dei ruoli democratici.

A chi dice che questa opera frenerà lo spopolamento delle valli: lo spopolamento delle valli è un fenomeno complesso, che non si risolve con una strada che – forse – tra vent’anni ridurrà qualche minuto di percorrenza. Le valli vanno preservate, non trasformate in periferie di metropoli. La cementificazione selvaggia ha già mostrato i suoi fallimenti. Se vogliamo un futuro per le valli, dobbiamo immaginarle come luoghi alternativi, non come copie sbiadite dei modelli urbani. Il turismo, da solo, non basta. Basti guardare a Venezia, o più vicino a noi, a Città Alta: dove il turismo ingoia lo spazio pubblico, la vita locale si spegne.

E quanto agli impianti sciistici, non è la mancanza di strade a metterli in crisi, ma il cambiamento climatico, la scarsità di neve, i costi dell’innevamento artificiale. Costruire nuove strade nei parchi naturali non aiuta: peggiora. A chi dice che qui si parla di necessità, non di ecologia: è ora di superare l’illusione, figlia degli anni del boom, che tra uomo e natura ci sia una separazione dicotomica. L’equazione è semplice: l’uomo è la natura. Danneggiare l’ambiente significa danneggiare sé stessi. Lo dice la comunità scientifica compatta.

Distruggere gli ultimi polmoni verdi in nome di una “viabilità più fluida” significa, in realtà, aumentare l’inquinamento, peggiorare la qualità della vita, rendere il nostro territorio più fragile. Rendere noi stessi più fragili. Le aree verdi non sono un lusso: sono un investimento per il benessere, la salute, la stessa economia. Scrivo ancora, e continuerò a farlo, perché non possiamo più permetterci di costruire un futuro sulle menzogne. Invito ogni cittadina e ogni cittadino a informarsi, a confrontarsi, a non lasciarsi incantare da narrazioni distorte. C’è ancora tempo per scegliere una strada diversa”.

Giorgio Vincenzo Pesenti

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Commenti:
  1. Caro Pesenti,

    continuare a opporsi a ogni opera stradale è un errore che il nostro territorio paga caro. I mezzi pubblici, oggi inefficaci, non sono una soluzione per chi lavora e vive fuori dalle città. E basta con il mantra che “nuove strade generano traffico”: la realtà la viviamo ogni giorno, imbottigliati su arterie obsolete.

    Chi guida – come il sottoscritto, con un’auto elettrica che questa sì è il futuro! – non ha bisogno di teorie, ma di infrastrutture moderne e sicure. Sventolare sempre il rischio ambientale per fermare tutto è una scorciatoia che condanna le valli a spopolarsi e le strade a restare trappole. Vogliamo davvero restare fermi a guardare mentre il resto del mondo va avanti?

    1. Gent.mo,
      La mia non è una critica “alle strade” ma ad un progetto specifico.
      Alle altre obiezioni rispondo nella lettera. Il mondo – cito Parigi, Berlino… – va avanti offrendo un servizio di trasporto pubblico efficiente.
      La comunità scientifica e ingegneristica che cito è la stessa che Le offre auto elettriche, converrebbe fidarsi in toto, non a selezione.
      Cordialità
      GVP

  2. Caro Sig. Giorgio Vincenzo Pesenti,

    la sua ennesima lettera sul Terzo Lotto della Tangenziale Sud di Bergamo sembra più un atto di fede ideologica che un’analisi realistica dei bisogni del territorio.

    Lei continua a ripetere che “ogni nuova strada genera nuovo traffico” citando studi come fossero dogmi intoccabili. Ma la verità è che chi queste strade le percorre ogni giorno non ha bisogno di teorie: sa bene che le infrastrutture esistenti sono ormai inadeguate, vecchie e pericolose. Non costruire nuove strade o non ammodernare quelle che ci sono significa soltanto condannare migliaia di persone a code interminabili, inquinamento da veicoli fermi e incidenti evitabili.

    Il mantra del trasporto pubblico come panacea è un’altra illusione. Chi lavora, chi accompagna figli e anziani, chi ha orari flessibili o lavora fuori città lo sa bene: i mezzi pubblici non sono oggi, e difficilmente saranno domani, una vera alternativa. Chiedere agli automobilisti di rinunciare all’auto senza offrire un sistema di trasporto capillare, efficiente e puntuale è una provocazione, non una soluzione.

    E poi basta con l’uso strumentale delle aree verdi. Nessuno vuole “distruggere i polmoni verdi”, ma nemmeno possiamo accettare che ogni cantiere venga fermato sventolando paure di catastrofi ambientali. Un territorio moderno ha bisogno di infrastrutture moderne: strade che fluidificano il traffico, riducono le emissioni legate alle code e aumentano la sicurezza. Altrimenti resteremo ancorati a una visione bucolica che non esiste più, mentre aziende e famiglie continueranno a pagare il prezzo di questa immobilità.

    Infine, un consiglio: smettiamo di demonizzare chi chiede sviluppo e smettiamo di trasformare ogni discussione in un processo politico contro gli automobilisti. La realtà è semplice: senza nuove strade il territorio muore soffocato nel traffico. Vogliamo davvero continuare a far finta che sia colpa di chi guida un’auto?

    Un automobilista(di un auto elettrica) incazzato

    1. Gent.mo,
      La invito a rileggere: critico un’opera specifica e suggerisco ammodernamenti dei sedimi pre-esistenti. E chiedo investimenti reali per il trasporto pubblico, sui modelli dei paesi avanzati, in cui ci sono forme di trasporto ben più efficienti delle automobili. Per le altre obiezioni, che non corrispondono a quanto ho scritto, rispondo nella lettera.
      Cordialità,
      GVP

  3. Non potrei essere più d’accordo di così!
    Bisognerebbe fare una raccolta firme non solo online ma anche presso fiere o mercati così che la gente firmi!

  4. Condivido totalmente quanto scrive Giorgio Vincenzo Pesenti, sia ogni singola fondata e acuta riflessione sia lo sguardo generale lucido e la passione civile che manifesta.
    Mi chiedo quali limiti soggettivi o vincoli affaristici impediscano agli Amministratori di recepire tali lampanti ragioni, e credo che la realizzazione dell’ennesimo divorare territorio esuli anzi avversi l’interesse dei cittadini.
    Sarebbe oltremodo significativo e benemerito se per una volta l’interesse pubblico e ambientale – ma anche solo il buonsenso – prevalessero su quello dei privati asfaltatori.
    Che si ascolti questo signore, che si accolgano le sue ragioni: ne guadagnerà l’intera comunità.

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