Produzione industriale bergamasca in calo, ma ordini e fiducia risalgono nonostante i dazi

Dopo il miglioramento evidenziato a fine 2024, il 2025 si apre a Bergamo con una nuova caduta della produzione dell’industria.
22 Maggio 2025

Dopo il miglioramento evidenziato a fine 2024, il 2025 si apre a Bergamo con una nuova caduta della produzione dell’industria: su base annua la flessione è del -2%, mentre rispetto al trimestre precedente il calo è del -0,7%. Il numero indice scende così a quota 117,3, proseguendo la fase negativa in corso dalla fine del 2022.

Tuttavia gli indicatori “anticipatori” confermano il miglioramento già evidenziato alla fine dello scorso anno, registrando una crescita degli ordini (+1,6%) e un rasserenamento delle aspettative, dato particolarmente significativo, visto che l’indagine si è svolta ad aprile, in concomitanza con i provvedimenti sui dazi da parte dell’amministrazione statunitense. L’artigianato conferma invece l’andamento stabile registrato nel corso del 2024, con variazioni che nel primo trimestre risultano nulle sia nel confronto su base annua che su base trimestrale, mentre le aspettative sono negative ma in linea con i valori dei trimestri scorsi.

Nel primo trimestre 2025 le imprese dell’industria attive in provincia di Bergamo (con almeno 10 addetti) hanno dichiarato un calo significativo della produzione su base annua: la variazione tendenziale è infatti del -2%, un dato in peggioramento in confronto ai valori degli ultimi due trimestri. La tendenza negativa è confermata dalla sequenza delle variazioni congiunturali, ossia calcolate rispetto al trimestre precedente, che dopo una seconda parte del 2024 di sostanziale stabilità (variazioni pari a +0,1% e -0,1%) evidenzia una flessione del -0,7%. Il numero indice scende così a quota 117,3 (2015=100), tornando sui livelli di fine 2021. Il dato bergamasco è in controtendenza rispetto alla situazione regionale, dove si è registrato un calo meno marcato su base annua (-0,4% tendenziale) e un lieve incremento congiunturale (+0,4%).

Il dettaglio settoriale, da considerare con cautela per via della ridotta significatività statistica, evidenzia come la performance della produzione industriale bergamasca risenta del risultato negativo della meccanica, il settore più rilevante in termini dimensionali, e del tessile, mentre siderurgia e gomma-plastica mostrano un andamento più favorevole della media. Anche il fatturato torna a mostrare una flessione congiunturale (-0,4%) dopo tre incrementi consecutivi (+0,2%; +0,3% e +0,3% negli ultimi trimestri), mentre su base annua la variazione risulta sostanzialmente nulla. La quota di fatturato estero scende sotto il 40% (38,4%).

Sul fronte dei prezzi si conferma una dinamica stabile per quanto riguarda i prodotti finiti, con listini in crescita del +1,1% congiunturale, mentre si registrano maggiori oscillazioni per i costi delle materie prime, che nel primo trimestre mettono a segno un incremento (+1,6%) superiore a quello evidenziato negli ultimi trimestri. Segnali positivi giungono invece dagli ordini, che rafforzano la crescita già evidenziata nel trimestre precedente (+1,6% congiunturale), grazie in particolare alla domanda proveniente dal mercato interno. Le valutazioni sulle scorte mostrano un saldo lievemente positivo tra giudizi di eccedenza e scarsità (+2,1 punti), in lieve crescita sulla rilevazione precedente ma in linea con la media dell’ultimo periodo.

L’occupazione torna in territorio lievemente positivo, con una variazione pari al +0,2% tra inizio e fine trimestre: il dato risulta però inferiore se confrontato con gli analoghi periodi degli anni precedenti e conferma una fase di indebolimento. La percentuale di imprese che hanno dichiarato di fare ricorso alla Cassa Integrazione si conferma al 15%, in linea con gli ultimi valori registrati. Le aspettative degli imprenditori sull’evoluzione del fatturato nel prossimo trimestre mostrano un saldo positivo (+4 punti) tra previsioni di aumento e diminuzione, dopo tre trimestri “in rosso”.

Il dato è particolarmente sorprendente considerando che le interviste si sono svolte nel mese di aprile, ovvero nel periodo in cui l’amministrazione americana ha alternato una serie di provvedimenti in tema di tariffe sui prodotti importati, generando grande incertezza sull’andamento del commercio internazionale. Contemporaneamente sono d’altronde arrivate informazioni più confortanti, sebbene meno riprese a livello mediatico, sulla situazione dell’economia europea (in particolare tedesca) e sulla svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro, che se confermate nei prossimi trimestri potrebbero avvantaggiare le imprese industriali bergamasche. Saldi lievemente positivi si registrano anche per occupazione (+4 punti) e domanda estera (+1 punto), mentre restano in territorio negativo quelle sulla domanda interna (-6 punti).

Le imprese dell’artigianato manifatturiero bergamasco (con almeno 3 addetti) nel primo trimestre del 2025 hanno registrato una variazione nulla della produzione sia nel confronto tendenziale, ovvero rispetto allo stesso trimestre del 2024, sia in quello congiunturale, ovvero rispetto al trimestre precedente. Si tratta di un proseguimento della fase di stabilità che ha interessato il comparto anche nel biennio 2023-2024, con un numero indice che è rimasto costantemente intorno a quota 121 quando invece i livelli produttivi dell’industria erano in diminuzione. Il dato di Bergamo risulta migliore della media lombarda, che ha registrato variazioni tendenziali e congiunturali lievemente negative (entrambe pari a -0,3%).

Diverso l’andamento del fatturato, che registra un rimbalzo positivo (+0,7% congiunturale) a seguito della flessione del trimestre precedente (-0,6%). Anche la variazione su base annua mostra una leggera crescita (+0,3%), evidenziando una fase di miglioramento dopo un 2024 caratterizzato da una tendenza cedente. Qualche segnale positivo proviene inoltre dal fronte dei prezzi, dove si registra una lieve accelerazione dei listini dei prodotti finiti (+1,9% congiunturale) e un rallentamento delle materie prime (+2,9%). Le valutazioni sulle scorte di prodotti finiti rimangono caratterizzate da una prevalenza di indicazioni di scarsità rispetto a quelle di eccedenza, ma con un saldo in crescita (da -8,2 a -5,4 punti) a indicare una maggiore consistenza dei magazzini.

Positivo il dato sul numero di addetti, che registra una variazione tra inizio e fine periodo pari al +1,1%: tale variazione, analoga a quella evidenziata nel primo trimestre degli anni scorsi, risente di un effetto stagionale legato all’avvio ad inizio anno dei contratti con durata annuale. La tendenza di fondo conferma comunque la tenuta occupazionale del settore. Le aspettative degli imprenditori artigiani per il prossimo trimestre, come avvenuto anche nelle scorse rilevazioni, vedono una prevalenza di previsioni di diminuzione rispetto a quelle di crescita, con saldi negativi per tutte le variabili indagate. I valori sono più negativi per la produzione (-11 punti) e la domanda interna (-15 punti), mentre risultano prossimi allo zero per domanda estera ed occupazione (entrambe -3 punti). Tuttavia il confronto con il trimestre precedente evidenzia un lieve miglioramento, in particolare per quanto riguarda la produzione.

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