All’interno delle maestose chiese disseminate nei nostri paesini di montagna si nascondono alcuni tesori nascosti, patrimonio inestimabile di storia e cultura. L’organo Bossi che troneggia all’interno della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta a Piazzolo ne è un esempio: la sua costruzione, ad opera di Adeodato Bossi incaricato dalla fabbriceria di Piazzolo, risale al 1845. Si tratta di uno degli strumenti fra i più antichi dell’alta Valle Brembana, un territorio che può vantare una lunga storia organistica documentata già nel ‘600, quando gli strumenti erano oltre 120 e diventati poi 500 ai giorni nostri.
Nel ‘700 si trasferirono in Bergamasca due delle famiglie che hanno fatto la storia del settore organistico brembano: i Bossi dal 1702 e i Serassi dal 1720. I Bossi erano una celebre famiglia di organari italiani, originari di Mendrisio nel Cantone Ticino; una professione passata di generazione in generazione dal 1555 e fino al 1883, generando con il tempo delle differenziazioni genealogiche. Adeodato Bossi, colui che si occupò di costruire l’organo nella parrocchiale di Piazzolo, fu colui che più si distinse nell’impegno per l’arte organaria rispetto ai suoi quattro fratelli e forse per questo Gerolamo (o Girolamo) Calvi si affidò a lui quando toccò la costruzione dell’antico organo Bossi a Piazzolo.
Chi era Gerolamo Calvi? “Di personalità poliedrica: dottore in legge, musicista, scrittore, giornalista, filosofo, umorista, patriota”, così lo descriveva Pier Angelo Pelucchi nel 2000, nel pubblicare la sua opera “Di Giovanni Simone Mayr”. Nato a Piazza nel 1801, conosceva il latino, il tedesco ed il francese e ciò era uno dei motivi per cui era profondamente rispettato e stimato dall’ambiente intellettuale dell’epoca. Dopo un’intensa attività editoriale, scrisse commedie per il teatro, componimenti poetici e opere musicali, avvicinandosi perciò al mondo della musica.
Delle sue esperienze musicali si avvalsero anche in alta Valle Brembana: una prova sono i suoi componimenti scritti per le solennità religiose più importanti nel suo paese d’origine e in quelli vicini, dove non era raro venisse invitato a suonare gli organi nelle chiese. Come riportato in Quaderni Brembani n.9, a cura del Centro Storico Culturale Valle Brembana “Felice Riceputi”, sono stati rinvenuti da qualche tempo dei documenti inediti su Gerolamo Calvi, conservati nella sua casa di Piazza Brembana.
Fra questi anche la corrispondenza fra Calvi e Adeodato Bossi circa la costruzione dell’organo per la chiesa parrocchiale di Piazzolo. Un primo progetto, che riporta la data del 12 febbraio 1840, è stato stilato su carta intestata. “Pellegrino, Girolamo e Adeodato quondam Carlo Fabbricatori d’organi e Fratello prete Giuseppe” si legge nel documento, dove sono descritte nei particolari anche le caratteristiche dello strumento in via di costruzione. “Otto piedi armonici con 50 tasti, cioè di ottava corte ne bassi e condotto al fa acuto, composto di seguenti registri: 1° principale bassi di stagno con le prime otto di legno …”.
Nella documentazione si legge anche quella che oggi sarebbe chiamata “garanzia”, per tre anni a partire dal suo collaudo effettuato dal Fabbricatore appena terminato l’organo. Il prezzo stimato per questo primo progetto era di 3.800 lire austriache, riquantificate poi a 4.000 in un secondo documento che riporta la data del 18 giugno 1844. Oltre a maggiori particolari su costruzione, finiture e consegna, è compreso anche uno schizzo della cassa con le relative misure. La costruzione effettiva dell’organo avverrà l’anno successivo, nel 1845.
Ma l’antico strumento musicale non è l’unico patrimonio che la Chiesa Parrocchiale di Piazzolo può offrire. Al suo interno, infatti, è possibile osservare un quadro di Carlo Ceresa, famoso pittore di San Giovanni Bianco, dal titolo “Battesimo di Cristo”: si tratta di una “versione stanca e irrigidita del Battesimo di Villa d’Adda”, dove la luce evidenzia la Colomba simbolo dello Spirito Santo, Gesù che sta per ricevere il sacramento del Battesimo da Giovanni Battista, che non regge la croce in mano ma pare averla conficcata nel suolo alle sue spalle.
Degno di nota è anche il campanile della Chiesa, realizzato in pietra porfiroide rossa e risalente al 1795. Il vero fiore all’occhiello è però l’orologio meccanico Castiglioni del 1938 al suo interno, che presenta un’incasellatura ancora in legno e campane inceppate con il sistema antico. Si tratta di uno degli ultimi campanili con orologio completamente manuale, tale da renderlo un tesoro dall’inestimabile valore storico e artistico, definito da Luca Fiocchi – membro della commissione tecnica per le campane della Curia Vescovile – un vero e proprio “museo vivente”.
(Fonte immagine in evidenza: paesi.bergamo.it)