Suona e costruisce i baghèt, Carlo Musitelli porta la musica bergamasca oltre la tradizione

La musica tradizionale bergamasca non è famosa né conosciuta, ma potrebbe diventarlo. È l’ambizioso obiettivo di Carlo Musitelli.
3 Gennaio 2024

La musica tradizionale bergamasca non è famosa né conosciuta, ma potrebbe diventarlo. È l’ambizioso obiettivo di Carlo Musitelli, sanpellegrinese trasferitosi a Berbenno nonché suonatore di uno strumento a fiato tipico: il baghèt.

“Ho cominciato, a metà degli anni 90, ad interessarmi alle cornamuse. Ho iniziato con quella scozzese, partendo da uno strumento che comprai a Bergamo. Dopodiché, non sapendone nulla, ho provato a suonarla da autodidatta, ma non ottenevo grandi risultati. Il negoziante mi diede il biglietto da visita di un signore che suonava, il professor Franco Zani di Dossena”. Comincia così un viaggio nella musica che si rivelerà ben più di un semplice hobby.  “Mi dissero di sentire lui, perché suonava il baghèt, simile appunto alla cornamusa. A sua volta, Zani mi indirizzò su Walter Biella, il costruttore del baghèt che a inizio anni ’80 aveva recuperato la tradizione di questo importante strumento. Walter aveva conosciuto Giacomo Ruggeri “Fagot” di Casnigo, l’ultimo suonatore del baghèt, detto anche la Pia. Io contattai Biella, lo conobbi e mi spiegò cosa fosse il baghèt: da lì ho affiancato quest’ultimo alla cornamusa, anche se mi dicevano che fosse troppo difficile”.

Non si tratta, quindi, di imparare un nuovo strumenti, ma di recuperare una tradizione quasi perduta. “All’inizio, suonavo il baghèt con un altro signore che si interessava ad altri strumenti tipici, Piergiorgio Mazzocchi, il quale fa parte di quel gruppo che aveva fatto ricerche anche per i flauti della Valle Imagna e altri strumenti”. È un lavoro amatoriale e pieno di passione, come spiega lo stesso Musitelli: “La particolarità che mi attraeva stava anche nel fatto che Piergiorgio all’epoca non conosceva la musica, suonava seguendo una tradizione orale come si faceva una volta. Io suonavo già nella banda, da quando avevo 10 anni, ero formato da punto di vista musicale, ma ho preferito seguire questo tipo di approccio: stare con qualcuno che conosceva il baghèt e imparare da lui come lui aveva fatto con altri. Volevo rendere il tutto il più tradizionale possibile”.

musitelli 2 - La Voce delle Valli

A Casnigo, racconta Carlo, esiste un’associazione per recuperare l’antica cornamusa bergamasca, le cui tracce sono state trovate in tutte le Valli, anche se solo in Valle Seriana si hanno ritrovamenti di strumenti, più o meno intatti. “Io ho continuato a suonare con Piergiorgio, che aveva fondato un gruppo folk: abbiamo raccolto altri ragazzi, un’attività andata avanti fino a una decina di anni fa. Da quel momento, non avendo più il gruppo ho cominciato a mettere le mani sullo strumento: dovevo sostituire alcuni pezzi e ho comprato un tornio molto economico”. Carlo compie così un salto in avanti, diventando a tutti gli effetti un costruttore di baghèt. “Attualmente suono strumenti costruiti solo da me, ho un piccolissimo laboratorio dentro un vecchio pollaio. Per il momento, costruisco solo per me stesso, non li vendo, anche se ho tantissime persone che me li chiedono”.

In effetti, non si tratta solo di recuperare una tradizione: Carlo vuole portarla nel XXI secolo. “Con Vittorio Grisolia, che suona il violino, e Andrea Sigismondi, alla chitarra, formiamo un trio: i Tanaiàda. Si propone di riprendere la musica tradizionale bergamasca e riproporla in veste più moderna. Gli strumenti non sono elettronici, ma vogliamo trattare il nostro ampio repertorio, più vasto di quanto si creda, rivisitandolo come si fa in Scozia e Irlanda. Lì la musica tradizionale è apprezzata e valorizzata, anche perché fa parte della storia del luogo, da noi invece diversi fattori hanno relegato questa musica ai gruppi folkloristici, noi invece vorremmo far capire che con arrangiamenti moderni anche i nostri contemporanei possono esprimere il proprio gusto”.

Tanaiàda- polche

È un obiettivo ambizioso e Carlo lavora per raggiungerlo, anche migliorando la propria formazione: “Io per anni ho insegnato cornamuse, mi sono presentato alla Corrida nel 2008, con Jerry Scotti, dove ho vinto la puntata. Studiare mi è servito per portare avanti questo discorso, per arrivare ad avere conoscenze tecniche, anche su come costruire uno strumento come faccio oggi. Sono cose belle da mantenere vive”.

Un vero scrigno, dice, su cui spesso saliamo in piedi per guardare più in là, invece di apprezzare quanto già abbiamo: “Dico sempre che abbiamo un grande strumento e un grande repertorio, però lo ignoriamo per cercare altre cose belle. Invece, se manteniamo la tradizione possiamo fare sempre meglio: la tradizione non è custodire le ceneri, ma tenere il fuoco accesso”.

musitelli 3 - La Voce delle Valli

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