Tarcisio Bottani: “Dicevo ai miei alunni di impegnarsi per la valle, ora alcuni sono sindaci”

Ci sono poche persone che possono vantarsi di essere considerate un’istituzione. Nel campo della cultura brembana e non solo, Tarcisio Bottani è sicuramente uno di queste.
18 Marzo 2023

Ci sono poche persone che possono vantarsi di essere considerate un’istituzione. Nel campo della cultura brembana e non solo, Tarcisio Bottani è sicuramente uno di queste. Nel corso della sua lunga carriera di studioso e non solo, il suo contributo al panorama culturale della valle è grande.

Non solo studioso, perché Bottani è innanzitutto insegnante: “Io sono nato a San Giovanni Bianco, ho 72 anni e per tutta la mia vita ho fatto l’insegnante. Ho cominciato alle medie di Olmo, all’epoca c’erano 220 ragazzi, oggi ce ne sono 40, c’erano dieci classi e tanti alunni. Dal ‘75 all’80 sono stato lì, dopo essermi laureato alla Cattolica in Lettere, dopo Olmo sono andato alle medie di San Giovanni Bianco per 20 anni, gli ultimi li ho fatti al Turoldo di Zogno”.

Una lunga attività, che Tarcisio ricorda con estremo piacere. “Direi che è stata una delle cose più belle, lo rifarei subito. Ho sempre avuto un bel rapporto con gli studenti, anche adesso molti mi conoscono, mi scrivono, siamo amici sui social. Uno degli alunni che ho avuto era Jonathan Lobati, appena eletto come consigliere regionale e spero che abbia un grande futuro. Tanti sindaci sono stati miei alunni, magari con posizioni politiche diverse, ma sempre con rispetto e io so che si impegnano e per questo li stimo. Ho sempre detto loro che bisognava impegnarsi per il proprio paese”.

Non c’è solo la cattedra, parallelamente all’insegnamento Bottani inizia anche una lunga collaborazione con i giornali, già a partire dagli anni ’80. “Ho cominciato a Bergamo Oggi, allora era un giornale importante, è andato avanti una quindicina d’anni: c’era una pagina intera dedicata alla valle. Al mercoledì, curavo anche le fotografie. Allora era più difficile, dovevo fare la foto col rullino, andare nel laboratorio di sviluppo in cantina e nella camera oscura le sviluppavo, le facevo asciugare, stampavo e andavo alla stazione di San Giovanni Bianco. Le spedivo fuori sacco a Bergamo Oggi. Le foto venivano prese dall’autista del pullman e a Bergamo c’erano i giornalisti a ritirarle, mentre gli articoli li dettavo per telefono, a volte capitava che non ci si capisse bene”. Altri mondi rispetto al giornalismo odierno, un’epoca che permette al nostro di confrontarsi con personaggi importanti ed eventi di ogni tipo.

“Quando Bergamo Oggi ha chiuso ho lavorato a Il Giorno, aveva due pagine dedicate a Bergamo e io curavo la parte vallare, sono stati momenti interessanti, conoscevo un po’ tutti in Valle, nei Comuni, nel turismo e nella cultura. Ho conosciuto bene la Valle perché andavo ad ogni iniziativa e imparavo a conoscere tutti gli avvenimenti e i problemi, ho seguito anche l’alluvione in Valle”. Bottani sa che le regole del giornalismo sono importanti: “Per me scrivere una pagina o due di articoli era un processo rapido: scrivere è la mia attività, è lì che ho imparato a non essere ampolloso, ma chiaro e conciso, perché la gente capisca. Già legge poco, se poi c’è un articolo lungo lo salta; dunque, era meglio dire le cose prima. Quando ero a Bergamo ho collaborato con giornalisti importanti, come Vittorio Feltri, Giorgio Gori, Maurizio Belpietro, mi insegnavano il mestiere, sapevano le regole e dovevo adeguarmi”.

Una collaborazione che ha dato i suoi frutti, come tante nel corso della storia di Tarcisio, scandita dal lavoro di squadra. “Conoscevo Piero Busi, storico sindaco di Valtorta, che voleva pubblicare ricerche storiche sulla zona, così ho cominciato a pubblicarle: la prima è uscita nel ’94, poi con Riceputi e Giupponi abbiamo pubblicato libri sulla resistenza in Valle, siamo arrivati alla quinta edizione e devo dire che ha avuto successo ed è una cosa importante. Non possiamo fare grandi tirature, ma piano piano siamo andati avanti a scrivere libri sulla storia dei paesi: Piazzatore, Olmo, Ornica, Moio, Bracca… quasi mai da solo, sempre con i miei amici, Arizzi, Calvi, Mara Milesi, Arrigoni, persone con cui ho sempre lavorato. Si andava negli archivi di Stato, si trascrivevano i documenti del ‘400 e su questi si ricostruivano le vicende. Con mia moglie, poi, ci divertivamo a scrivere raccolte su leggende e personaggi bergamaschi: tendo ad aggiornare e ristampare i volumi, l’introito dei libri lo uso per quello, ma se la gente li legge allora sono contento, non lo faccio per guadagnare”.

L’interesse per la ricerca e la cultura è un interesse condiviso e Bottani se ne accorge: nasce così l’idea di un’associazione che possa riunire gli appassionati: “All’inizio del 2000 abbiamo notato che, in Valle, c’era un gruppo di persone a cui piaceva scrivere – racconta – perciò abbiamo pensato di creare un gruppo per la cultura, nel 2001 è nato il Centro Storico. Il direttore era Felice Riceputi, quando lui è scomparso lo sono diventato io e malgrado cerchi qualcun altro alla fine tocca sempre a me, ormai sono 14 anni e spero non mi facciano a presidente a vita! – scherza Bottani- : il Centro Storico è sempre molto attivo, ogni anno si pubblicano i Quaderni Brembani e tante altre opere sempre scritte a più mani, è un lavoro collettivo. L’ultimo, uno dei più interessanti, è una raccolta di informazioni di base per ogni paese, per fare conoscere la Valle da chi la conosce davvero, da chi ci vive, per dare informazioni corrette a chi viene da fuori e aggiornare le idee di chi non è di qua”.

Bottani è anche coinvolto in prima persona nel Museo dei Tasso. “Grazie all’ora sindaco di Camerata ho dato una mano a creare il museo, soprattutto dal punto di vista della ricerca, mi sono tanto interessato alla storia della famiglia”, uno dei tanti temi che possono interessare gli iscritti del centro storico: certo una nicchia rispetto alla popolazione, eppure una molto prolifica.

“Gli appassionati in Valle non sono molto numerosi, non c’è una marea di gente, ma devo dire che il centro storico ha quasi 300 soci, non tutti della Valle. Seguono le nostre attività e sono interessati, molti si sono avvicinati alla scrittura così, scrivendo sui Quaderni Brembani, piano piano si sono dati da fare, per noi è un successo aver avvicinato qualcuno a queste attività”. Un apprezzamento che si manifesta anche sui social, nonostante gli argomenti più in voga siano altri il numero di scrittori è in aumento: “Siamo sempre una minoranza, certo che se viene una diva dello spettacolo se ne parla di più rispetto a quando esce una nostra pubblicazione, siamo una nicchia che però è attiva, ora devo dire che c’è più attenzione verso la cultura. 50 anni fa molte meno persone scrivevano, adesso invece si appassionano di più, moltissime sono passati dal Centro Storico, per cui qualcosa di utile c’è stato. All’interno dei Quaderni Brembani abbiamo una rubrica in cui recensiamo libri scritti da persone della Valle, sono una trentina di titoli all’anno: sicuramente è in crescita, nonostante gli interessi siano altri”.

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Commenti:
  1. Sei stato sempre un collega appassionato del tuo lavoro e rispettoso degli altri.Un saluto affettuoso Grazie per gli anni trascorsi in una scuola che era viva e piena di belle iniziative .

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