Matteo Ruggeri, dalla Zognese agli azzurrini: ‘mi ispiro a Spinazzola sognando la serie A’

Da Zogno all’Irlanda, dai pulcini all’Under 17 dell’Atalanta, sempre con il numero 3 sulle spalle. La storia di Matteo Ruggeri, classe 2002 di Zogno, protagonista agli Europei U17 in Irlanda, dove gli azzurrini sono arrivati in finale.
24 Maggio 2019

Da Zogno all’Irlanda, dai pulcini all’Under 17 dell’Atalanta, sempre con il numero 3 sulle spalle. La storia di Matteo Ruggeri, classe 2002 di Zogno, comincia proprio sul campo della Zognese: “nel 2011 mi hanno notato degli osservatori dell’Atalanta, ho sostenuto un provino e sono stato preso subito”.

È l’inizio di un percorso fatto di allenamenti quotidiani, sacrifici e impegni, fino ad arrivare alla maglia azzurra. “Ho esordito il 27 ottobre, poi il 19 aprile ho partecipato allo stage, a Cesenatico. Eravamo in 24, il mister ne ha convocati 20.” Si parte, l’europeo si tiene in Irlanda, lontanissimo da casa, un torneo internazionale con partecipanti di altissimo livello. “È stato emozionante” racconta il giovane terzino, che ricorda con piacere la vittoria per 3 a 1 sulla Germania. Lui ha fatto il suo esordio contro la Spagna, senza però essere troppo nervoso, merito anche del pubblico. Sono stati molti, infatti, gli italiani che hanno sostenuto gli azzurrini dal vivo.

Dopo le Furie Rosse, ecco l’ Austria, ultimo match del girone, e il Portogallo, la partita dei quarti di finale durante il quale Matteo è stato espulso. “Era il 90, un avversario ha lanciato il pallone in avanti e l’attaccante si è involato verso la porta, ho dovuto fare fallo, ero l’ultimo uomo”. L’arbitro, inizialmente, fischia rigore, ma viene corretto dal guardalinee: punizione, che Matteo non guarda “sono entrato nel tunnel e non ho guardato, fortunatamente il giocatore avversario ha calciato male.”.

In semifinale l’Italia affronta la Francia, Ruggeri è in tribuna, secondo lui è meglio vivere la partita sul campo, dagli spalti ci si rende conto di ogni errore, ma non si può fare nulla. La finale, purtroppo, vede l’Olanda imporsi per 4-2, un risultato dettato, secondo Matteo, dallo strapotere fisico e tecnico degli orange. Nonostante l’amaro epilogo, il giovanissimo terzino è soddisfatto: “eravamo in un girone di ferro, insieme a Germania e Spagna, ovviamente sapevamo di essere tra i favoriti, ma nulla è scontato.”.

Archiviata la parentesi dell’Europeo, è tempo di tornare all’Atalanta: quello nerazzurro è uno dei vivai migliori d’Europa e Matteo spiega il perché. L’educazione è la prima cosa, fin da piccoli ci viene detto di ringraziare sempre, di essere sempre educati. Per me è una fortuna essere all’Atalanta per provare a realizzare il mio sogno. Più della tecnica, conta la testa, se un giocatore ci crede davvero può arrivare, io miro a giungere ad alti livelli.”.

Il settore giovanile della Dea è stato contaminato dal calcio portato da Gasperini in prima squadra “abbiamo sempre giocato palla a terra, ma ora è molto più importante. Ci alleniamo per entrare in prima squadra, per questo giochiamo come loro.”. In questo senso, non si può non pensare a Piccoli, l’ultimo prodotto della Primavera atalantina ad esordire in Serie A. Matteo lo ha conosciuto di persona e sa i motivi del suo successo: “Piccoli è molto strutturato fisicamente e molto tecnico, ma la cosa più importante è la sua determinazione in campo, conta più quella della tecnica, come nel caso di Gattuso”. 

Venendo al calcio professionistico, non posso non chiedere quale sia il suo modello. “Mi piace molto Marcos Alonso (terzino del Chelsea che, casualmente, porta lo stesso numero di maglia di Matteo ndr), ha un passo incredibile e un gran piede, abbiamo la stessa corporatura. Alonso è un giocatore completo, tira anche le punizioni e i rigori”. Per quanto riguarda la Serie A, il giovane atleta indica Spinazzola, Kolarov e Ghoulam quali i suoi giocatori di riferimento, spiegando che, per un terzino anche giovane, l’importante è spingere in avanti, proporsi in attacco “Bisogna sempre attaccare e stare pronti al pressing, in competizioni europee l’intensità è già altissima, se non si sa a chi passare il pallone prima che questo arrivi può essere un problema”.

Un ultimo appunto, infine, viene riservato alla vita dei calciatori. “Le persone spesso pensano che i giocatori professionisti giochino la partita, la domenica, e facciano un allenamento alla settimana, ma non è così. Io mi alleno tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dopo la scuola. Per l’Atalanta è importante che tutti i giovani calciatori vadano a scuola”. Ovviamente è difficile avere buoni risultati scolastici se giochi ad alti livelli, come si è visto con il caso della maturità di Donnarumma: “Arrivo a casa la sera, dopo cena studio, spesso rischio di addormentarmi sui libri!”.

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