Una parvenza di quiete, dopo la tempesta. Le barelle con le bombole di ossigeno, che si affiancavano ai pazienti in fila, non si vedono più. E il Pronto Soccorso dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è vuoto: 45 giorni dopo quel “maledetto” giorno di febbraio, tornano nella norma il numero degli accessi nell'ospedale bergamasco. Simbolo di una trincea dove il coronavirus ha mietuto più vittime che in qualsiasi altra parte d'Italia, e dove ora la tensione si allenta un poco alla vista dei corridoi liberi e della sala d'attesa semivuota.
“Torniamo a respirare – sono le parole di sollievo che arrivano dall'Asst Papa Giovanni – Lo spiraglio di luce sta diventando qualcosa di ancor più luminoso. Dopo un periodo di fuoco, l'alleggerimento e la diminuzione dei casi e dei ricoveri Covid ci si sta facendo tornare gradualmente a una situazione di quasi normalità”.
I numeri raggiunti a Bergamo, infatti, sono stati altissimi. Il totale dei pazienti ricoverati per Covid-19 aveva raggiunto la quota di 500, moltissimi dei quali in gravi condizioni. Contati sabato 18 aprile, il numero è sceso a 298 sommando i ricoveri del Papa Giovanni, quelli dell'ospedale da campo allestito alla Fiera e quelli assistiti al presidio di San Giovanni Bianco. E anche l'equilibrio fra ricoverati con sintomi e quelli per altre patologie pare essersi riassestato, in un solo mese: il 17 marzo, erano 50 gli accessi per coronavirus contro 14 per “altre patologie”. Un mese dopo, il 17 aprile, il rapporto è di 33 a 61.
“Siamo usciti dalla fase acuta, provati ma ce l'abbiamo fatta – ha affermato Luca Lorini, primario di Terapia intensiva, fra i medici che più hanno sottolineato l'importanza di non allentare le misure di contenimento, invitando le persone a non incontrare nessuno – Finalmente, da giorni, sono più i guariti dei deceduti”. Anche nelle terapie intensive si torna in parte a respirare, I letti occupati sono ancora una settantina, ma il progressivo sgravio della tensione ha permesso di liberare i posti letto per altre patologie gravi.
E che la situazione è migliorata lo si nota anche dalla chiesa del cimitero, che adesso è vuota dopo aver ospitato per settimane i feretri dei deceduti, alcuni dei quali trasportati con i camion dell'esercito per la cremazione in altre città. In questi giorni, i militari dell'Arma sta riportando a casa le urne cinerarie, dei caduti di questa imprevedibile guerra.
(Fonte: La Repubblica)