Antonio Sibella, il pittore “vagabondo” che fuggì dall’Accademia per dipingere le valli

Un profilo in parte misterioso, caratterizzato da una formazione poliedrica e in divenire, non priva di fertili contaminazioni, nonché da una personalità decisamente affascinante e non convenzionale.
21 Giugno 2025

Il noto artista Antonio Sibella (Rota Fuori, 1844 – Lecco, 1900), che tanto fece per la Valle Imagna, rivestendola di una produzione pittorica straordinaria per qualità e quantità, ha rappresentato a lungo per gli storici dell’arte una sfida interpretativa e conoscitiva. Un profilo, quello del Nostro, in parte misterioso, caratterizzato da una formazione poliedrica e in divenire, non priva di fertili contaminazioni, nonché da una personalità decisamente affascinante e non convenzionale.

Questioni messe a tema, con rigore metodologico, da Eugenio Guglielmi nel suo saggio Antonio Sibella: tra accademia e arte popolare (in Percorsi tematici legati alla fede e all’arte popolare, ed. Ecomuseo Valle Imagna, settembre 2011, pp. 25-34). Lo studioso, innanzitutto, sottolinea come la comprensione della vicenda umana e professionale dell’artista sia strettamente collegata alla “recente conoscenza sistematica della sua opera”, nonostante “molto materiale [sia] andato perduto proprio in questi ultimi decenni”.

Muovere dal lavoro concretamente realizzato dal Sibella, pur gravato da lacune e imperizie conservative, appare l’unica via percorribile onde evitare il rischio di inciampare in “sommarie locali attribuzioni”, poggiate inevitabilmente su “generiche notizie anche per la scarsità dei dati biografici”. Un elemento ulteriore di criticità, da non sottovalutare, riguarda il sodalizio professionale di Antonio Sibella con il fratello Noè: una collaborazione strettissima che “ha reso difficile in molti casi l’attribuzione dei diversi dipinti”.

Seguire tanto il passo quanto il pennello del Nostro non appare, pertanto, missione agevole e piana: “Antonio Sibella iniziò la sua formazione frequentando l’Accademia Carrara di Bergamo fra gli anni 1860-1861, con tutta probabilità allievo di Enrico Scuri (1805-1844). Questa incertezza nasce dal fatto che il giovane valdimagnino non proseguì la regolare attività didattica, ma ebbe in qualsiasi caso modo di respirare l’aria che aveva fatto dello Scuri uno dei maestri più solidi e apprezzati, frequentando la cattedra del Diotti”.

Dallo Scuri, e dall’Accademia Carrara, l’artista orobico trasse preziosi insegnamenti, quali la predilezione per “la tematica sacra e l’assoluta fedeltà ai testi […] [quest’ultimi da intendersi] come modelli d’ispirazione”, conservando, inoltre, “il ricordo di queste immagini, quelle che aveva visto e copiato dal vero, i modelli che derivavano dai grandi artisti del Rinascimento”, sviluppando “una particolare abilità tecnica che lo rese già in giovane età autonomo rispetto al maestro”.

Se l’Accademia non fu in grado di trattenere a lungo l’estro artistico del Nostro, non lo fu nemmeno il richiamo della terra natia, cioè della Valle Imagna. Furono, probabilmente, imprecisate “necessità contingenti” (e una certa “insofferenza alle regole”) a orientarne scelte e interessi, “port[andolo] ad essere uno dei più apprezzati affreschisti della Bergamasca”, vergando con colori e forme diverse cappelle lungo “quei tragitti utilizzati dai pastori valdimagnini o valsassinesi durante le transumanze”.

Antonio Sibella, accompagnato dal suo immancabile cavalletto, rinunciò così a una formazione accademica completa, assumendo la postura romantica del “pittore vagantes”, figura sospesa tra antico e moderno, tra passato e futuro, sempre in movimento alla ricerca di un soggetto, di una meta o, semplicemente, della propria identità: “Una specie di “pittore vagantes” come erano quelli del Medioevo che percorrevano le valli lasciando tracce della loro opera avendo in cambio come pagamento un giaciglio su cui dormire o la sicurezza del vitto. E così faceva anche il Sibella durante i suoi periodici spostamenti”.

1750057550892 M5 width - La Voce delle Valli
Transito di San Giuseppe, 1885, Chiesa di Rota d’Imagna (Fonte: Beweb).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultime Notizie

X
X
linkcross