Dopo l’allarme in Valle Brembana, dove è in corso un grosso intervento con finanziamenti statali, il bostrico (coleottero che sta colpendo duramente i boschi lombardi) è arrivato anche in Valle Imagna, con le prime segnalazioni in alcuni boschi di Berbenno.
Tuttavia, la situazione non preoccupa e segue dinamiche ben diverse rispetto, ad esempio, alla vicina Valle Brembana, come spiega il responsabile dell’Ufficio Agricoltura della Comunità Montana Valle Imagna Roberto Rota: “Il bostrico dell’abete rosso (Ips typographus), nel territorio della Comunità Montana Valle Imagna, non rappresenta un grosso problema nella gestione forestale per diverse ragioni: il territorio della Valle Imagna è stato solo parzialmente sfiorato dalla tempesta Vaia che tra ottobre e novembre del 2018 ha interessato l’intero arco alpino, tra cui territori limitrofi come la Valle Brembana, e che ha provocato lo schianto al suolo di intere superfici forestali a peccio (abete rosso) e la presenza di legname a terra per gli anni successivi che hanno favorito l’incremento del bostrico.”
In aggiunta, spiega Rota “la presenza di abete rosso nel nostro territorio è quasi esclusivamente artificiale, si tratta di impianti e rimboschimenti realizzati circa 50/60 anni fa, di una specie che non è da considerarsi quale espressione naturale dei boschi della Valle Imagna e che, senza questi interventi di rimboschimento ad opera di singoli privati o dell’ex Azienda Regionale Foreste (ora ERSAF), non sarebbe presente. L’abete rosso in Valle Imagna pertanto è presente in quelle che dal punto di vista forestale vengono definite come “Peccete di sostituzione” extra zonali, nelle quali i singoli individui di abete presentano condizioni di deperimento intrinseco legato alla scarsa attitudine dei suoli e del clima delle quote nelle quali sono presenti questi impianti (a prescindere dall’aumento di diffusione del bostrico degli ultimi anni) o condizioni strutturali che li rendono privi di qualsiasi interesse di tipo economico, ma anche di tipo naturalistico in quanto presentano normalmente portamenti con accrescimenti “filanti” (in altezza e non in circonferenza).” Si tratta, dunque, di superfici diffuse ma di piccole dimensioni, a gestione e cura privata.
L’obiettivo è comunque quello di sostituire, gradualmente, l’abete rosso con altri tipi di piante. “La gestione forestale dettata dal Piano di Indirizzo forestale – continua Rota – prevede la progressiva sostituzione dell’abete rosso con piante più adatte al nostro territorio quali (a seconda delle unità di gestione del PIF): faggio, frassino, orniello, cerro, rovere, acero, castagno, carpino nero, carpino bianco, etc.”
Un caso a sé stante è rappresentato, invece, dalla foresta demaniale della Costa del Palio, di proprietà e in gestione di ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), che provvede all’immediata asportazione degli alberi schiantati, che altrimenti favorirebbero la diffusione del bostrico. “All’interno della ZPS Costa del Pailo, le superfici a pecceta (anch’esse artificiali) sono molto ampie, ma comunque non sono state interessate dalla tempesta Vaia e al loro interno il bostrico non risulta particolarmente diffuso, tanto che non se ne nota per nulla la presenza.”
In relazione alle cause della generale maggiore diffusione del bostrico negli ultimi tempi, Rota afferma: “Il bostrico dell’abete rosso è una specie che è sempre stata presente in modo naturale nelle peccete; i danni che sta arrecando negli ultimi anni sono da ricondurre ai cambiamenti climatici (riscaldamento climatico) e alla conseguenza dei danni della tempesta Vaia”.
Il bostrico tipografo è un piccolo insetto che rappresenta un potenziale fattore di pericolo per le piante di abete rosso, dal momento che, sotto le condizioni che ne favoriscono la diffusione, può causare la morte della pianta. Ciò può accadere in due casi: quando si è in presenza di un andamento climatico favorevole allo sviluppo dell’insetto (temperature miti e scarsità di precipitazioni) oppure quando c’è abbondanza di substrato nutritivo a seguito, ad esempio, di schianti di piante a causa di vento o neve.