Miniere di Oltre il Colle, 1000 firme su Change.org per dire no: “Rischi per l’acqua potabile”

Continua a far discutere la riapertura delle miniere di zinco a Oltre il Colle. La società italo-australiana Energia Minerals vorrebbe cominciare ad estrarre dal 2024. A mettersi di traverso un gruppo di cittadini riunitisi nel comitato "Salviamo Oltre il Colle dallo scempio ambientale".
22 Aprile 2022

Continua a far discutere la riapertura delle miniere di zinco a Oltre il Colle (ferme dal 1982). La società italo-australiana Energia Minerals, controllata dall’australiana Altamin Ldt, ha individuato un giacimento di zinco e piombo che vorrebbe cominciare ad estrarre per almeno i prossimi nove anni (ma si potrebbe arrivare anche a più di 25) a partire dal 2024. A mettersi di traverso, però, un gruppo di cittadini riunitisi nel comitato “Salviamo Oltre il Colle dallo scempio ambientale”.

L’investimento della società australiana – come riporta Il Corriere della Sera – prevede la creazione di 235 posti di lavoro. Tuttavia a preoccupare è il forte impatto ambientale che avrà l’attivazione delle miniere: il minerale e la roccia di scarto verranno trasportati in Val del Riso, a Gorno, da dove partiranno 68 camion al giorno. Inoltre la Energia Minerals ritiene che per rendere il progetto più sostenibile sia necessario realizzare un impianto di lavaggio a Zorzone (frazione di Oltre il Colle), nell’area degli ex capannoni Serbaplast.

Il comitato ha aperto anche una petizione su Change.org (qua il link) dove – ad ora – sono state raggiunge 994 firme (altre 350 firme sono state raccolte “alla vecchia maniera”). Secondo il comitato il progetto “evidenzia una mancata valutazione e definizione dei gravi rischi legati sia allo stabilimento di lavorazione sia alla metodologia estrattiva”.

I rischi – a detta del comitato – sono di contaminazione delle falde acquifere; compromissione del sistema di acque sotterranee in ambiente carsico e conseguente perdita di risorsa idrica potabile su vasta scala (secondo stime si parla di 500 mila persone coinvolte); inquinamento acustico, instabilità del versante e problemi alla viabilità.

“A ciò si aggiunge – scrivono su Change.org i membri del comitato – la presenza del Sito di Importanza Comunitaria ‘Valle Parina’, da tempo contraddistinta come una delle ultime valli “selvagge” e pertanto candidata ad essere riconosciuta come Area Wilderness. La concessione ‘Monica’ si estende in parte sia sulla ZPS ‘Parco delle Orobie’ sia sulla SIC ‘Valle Parina’, con rilevanti impatti paesaggistici e sulle varie matrici ambientali.

[…] Si sottolinea che l’attività di estrazione mineraria non porta ricchezza al territorio, bensì lo saccheggia abbandonandolo poi ad un inesorabile declino, a differenza di alternative più produttive, sostenibili e redditizie come ad esempio quelle legate al recupero dei metalli dagli scarti industriali”.

Foto: Prima Bergamo

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