“Mountain bike illegali sulle strade agro-silvo-pastorali? Un danno enorme per il turismo”

Il tanto controverso decreto inserito in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1 dicembre, con il quale si andrebbe di fatto a consentire la circolazione sulle strade forestali e agro-silvo-pastorali unicamente a trattori e mezzi da lavoro e per la manutenzione, vietando quindi il transito ordinario, ovvero a tutti, anche fuoristrada, moto e mountain bike.
15 Dicembre 2021

Fa discutere il controverso decreto legge inserito in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1 dicembre, con il quale si andrebbe di fatto a consentire la circolazione sulle strade forestali e agro-silvo-pastorali unicamente a trattori e mezzi da lavoro e per la manutenzione, vietando quindi il transito ordinario, ovvero a tutti, anche fuoristrada, moto e mountain bike.

Come si legge nell’art 2 comma 3 “indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse come definite al successivo art. 3 sono vietate al transito ordinario e non sono soggette alle disposizioni discendenti dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285”. In realtà, già il decreto legislativo n.34 del 3 aprile 2018 inibiva la viabilità forestale al traffico ordinario, ma diventava effettivo solo “previa autorizzazione comunale”.

“Fosse realmente così – scrivono i parlamentari Lega, Daniele Belotti e Simona Pergreffi, in una lettera indirizzata al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli  , sarebbe un danno enorme non solo per migliaia di appassionati di enduro, trial, quad, 4×4 e per i milioni di bikers, ma anche per un comparto economico importante e ancor più per le realtà turistiche che stanno investendo sempre di più sul turismo delle mountain bike e delle e-bike.

Secondo dati Eurac Research riferiti a destinazioni turistiche nell’arco alpino – prosegue la missiva –, i praticanti di mountain bike sono 18,7 milioni contro i 15,7 milioni che scelgono la bici da strada a cui va aggiunto il mercato delle e-bike off road che è in fortissima ascesa. Questo provvedimento, se applicato nella forma più rigida, dirotterebbe milioni di turisti dalle Alpi italiane a quelle dei paesi confinanti con una perdita che oggi, dopo due anni di crisi del settore per la pandemia, i nostri operatori non possono assolutamente permettersi.

Per rispondere subito alle obiezioni di carattere ambientale, è bene precisare che il numero di praticanti di enduro e trial è sensibilmente calato negli ultimi decenni quindi l’impatto, oggi, è molto relativo, mentre per quanto riguarda il crescente movimento di biker, una bici su una strada sterrata in un bosco di montagna, in una pineta sulla costa, in un pascolo o in un prato non è in alcun modo inquinante o dannosa.

Per citare un esempio a noi caro, Bergamo, la nostra provincia, fino a tutti gli anni 90 era la capitale mondiale della “vecchia” regolarità e poi dell’enduro, con innumerevoli campioni, storiche gare come la “Valli bergamasche” che calamitavano decine di migliaia di spettatori, intorno alla quale è cresciuta una filiera produttiva che occupa, ancor oggi, decine di imprese e centinaia di lavoratori nel settore motociclistico.

Siamo quindi a chiedere – conclude la lettera – una conferma sull’interpretazione dell’art 2 del decreto e nel caso una correzione dello stesso con una norma meno restrittiva, dando indicazioni alle Regioni (come previsto dall’art 1 comma 2 del decreto) di applicare il provvedimento tenendo conto anche del movimento cicloturistico, del numero di appassionati di queste discipline, della tradizione sportiva locale e del comparto economico generato dal fuoristrada. Dopo due anni drammatici, se si vuole rilanciare la ripresa economica, ma anche la “vita normale” non può essere certo lo Stato a imporre un’ulteriore freno alle iniziative turistiche dei territori e neppure alla passione degli sportivi”.

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Commenti:
  1. come al solito è sempre caos ogniqualvolta si mette mano ai decreti. In linea di massima il decreto nazionale pone un orientamento affichè le regioni legiferino in maniera più omogenea. Detto questo, da praticante di MTB, mi scoccia ammettere che nemmeno noi abbiamo rispetto per l’ambiente, basti pensare le tracce ed i nuovi sentieri che si sono resi evidenti con il passar del tempo, delle MTB ma soprattutto delle E-bike, che portano nei boschi persone che non avrebbero fatto nemmeno il giro dell’isolato, passa uno passa l’altro, poi condividi la traccia GPS per sentirti realizzato, e dopo 2 anni quel sentiero diventa un canale preferenziale per l’acqua piovana contriubuendo a creare dissesto, . finirà, e purtroppo devo ammettere che sarebbe pure giusto così, che si andrà solo su strade bianche e percorsi autorizzati, oppure al bike park.

  2. A quanto pare questo nuovo “dereto fuoristrada” ha agitato il vespaio. ma sono giunti chiarimenti… poco chiari anche questi, ma sufficinti a non disperare, In parole povere il problema è delle Regioni (come lo era prima) e la normativa Nazionale serve solo a cercare di uniformare un “Modus operandi” visto che da regione e regione i regolamenti cambiano.
    Il difetto è sempre il solito… da anni: “occorre segnaletica regolamentare” e gli organi competenti devono affrontare il problema. Detto questo, è prevedibile che prima o poi occorra che si pongano paletti e regole e che vadano fatti rispettare. i fuoristradisti motorizzati forse sono gli ultimi a poter reclamare visto che, fatta esclusione per i modesti escursionisti, la loro forza non è affrontare le strade ma semmai andare dove le strade non ci sono o non ci sono più…, rive, prati, gincane tra gli alberi, quindi saranno prima o poi i primi a soccombere (. poi c’è un problema di dissesto innegabile. ogniqualvolta nasce una nuova moda si porta dietro squilibri. lo è nell’alimentazione quando ci si mette tutti in europa a mangiare un prodotto sudamericano che per inpennata di richiesta richiede improvisamente colture estese ed intensive con conseguente deforestazionem variazione colturale di territori, attraversata atlantica su mercantili mossi a nafsta etc etc. lo è per gli sport escursionistitici: A finale Ligure ci hanno messo anni per trovare un equilibrio tra organizzatori della 24h, ciclisti, venditori di biciclette, accompagnatori con navette e proprietari dei terreni. ma è soprattutto negli ultimi anni con l’avvento e la diffusione di GPS e E-bikes che il fenomeno è diventato sensibile, nel bosco ci sono escursionisti a piedi, cavalli, biciclette, e-bikes e moto. serve per forza trovare un modo per far convivere queste disipline. é visibile a tutti che negli ultimi anni ci sia stato da una parte un progressivo recupero di vecchi sentieri (ed è un bene), una realizzazione artificiale o e/o spontanea di nuovi dovuta al passaggo frequente di biciclette (e questo andrebbe ponderato dal punto di vista idrogeologico, perchè passo oggi passa domani, ladooveceralerbaorac’è una traccia di terra o massi scoperti che in caso di piegge diventa un percorso preferenziale dell’acqua che cambia così il suo natural scorrere verso valle. gli stessi sentieri e mulattiere percorsi occasionalmente a piedi, o da mezzi agricoli, possono incappare nello stesso problema di cui sopra se percorsi con frequenza molto maggiore da mezzi motorizzati o biciclette a velocità elevata in discesa. quindi non facciamo come i sindacati…. non andiamo a dire “eh ma c’è un mucchio di gente che ci lavora”…. diciamo pure c’è un mucchio di gente che trae profitto (tanto o poco non sto dicendo che si arricchiscono) senza preoccuparsi del preservare ciò che gli fa portare il pane a casa. è lo stesso principio delle coltura intensiva, Bisogna che gli “operatori del settore” le associazioni sportive, insistano sui comuni affinchè censiscano aree e percorsi e poi si attivino verso le regioni per pretendere regolamente si, ma soprattutto di porre in atto azioni per la gestione di una risorsa come il territorio, Alla fine intanto diventerà come andare a sciare: chi vuole fare le corse nel bosco, che sia moto fuoristrada o discipline MTB, dovrà ricorrre e percorsi gestiti ed autorizzati dove qualcuno garantirà la manutenzione… nula di improvvisato. tutto ciò che sarà di livello più difficoltoso di una strada bianca da Gravel, dovrà ricadere in un’orgfanizzazione attenta sia nella realizzazione del percorso, della sicurezza, e della manutenzione irogelogica…. qualcuno si farà pagare per farlo, e qualcuno pagherà per potersi divertire. dopotutto nemmeno i gfunghi sono di tutti, ne è concessa semmai la raccolta qualora il proprietario del fondo non intenda riservarsela con i mezzi a sua disposizone

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