Panchine giganti, il professore: “La montagna non è un Luna Park e sono pericolose”

Michele Corti, professore di zootecnia di montagna all'Università di Milano, prossimo alla pensione, "la tocca piano".
20 Giugno 2022

Michele Corti, professore di zootecnia di montagna all’Università di Milano, prossimo alla pensione, “la tocca piano” esprimendo un suo pensiero, decisamente forte e per certi versi controcorrente, in merito al fenomeno delle panchine giganti. Lo scorso anno una di queste Big Bench è stata posata anche a Santa Croce.

“Da qualche tempo – fa sapere Corti – voci isolate di “dissidenza” hanno osato il consenso apparentemente bulgaro di cui godono le “panchine giganti”. Succede anche sulle montagne lombarde dove il fenomeno, proveniente dal Piemonte sud-occidentale, sta prendendo piede in modo massiccio.

Ruralpini.it, sito che anche in altre occasioni ha contestato la progressiva lunaparkizzazione della montagna (espressione schizofrenica di quella stessa società urbana che vuole il rewilding, i lupi, i castori, le alci sulle Alpi) è entrato nel dibattito mettendo in evidenza i tanti impatti culturali negativi (ma vi sono anche quelli materiali).

Quando un’idea originale viene replicata centinaia di volte – prosegue il professore – sull’onda di una mania contagiosa cosa diventa? Qualcosa di totalmente diverso: banalità, vuoto culturale”.

Ma sulle panchinone giganti qualcuno inizia a porsi anche degli interrogativi di merito e se li pone anche Ruralpini: tanti vincoli, certificazioni, norme di tutela e di sicurezza e sulle montagne, in posti isolati, si piazzano (con piattaforma in calcestruzzo), manufatti di ferro, legno, plastica sui quali la gente può salire, farsi male senza che nessuno possa intervenire.

Un conto è farsi male da soli in montagna, un conto con un manufatto posato e autorizzato da qualcuno. E quei colori violenti, quelle forme da manufatto tipicamente urbano in scala aumentata si integrano proprio bene sulle montagne, sugli alpeggi?” si chiede Corti.

Prf.Corti - La Voce delle Valli
Michele Corti, Università di Milano

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Commenti:
  1. Egregio Professore, con tutto il rispetto io ritengo che non è nostra responsabilità se le persone, salendo sulle panchine giganti, si fanno male. C’è il libero arbitrio, la scelta consapevole e la libertà di non salire. Se ci preoccupatissimo di ciò, dovremmo anche preoccuparci di chi cade salendo sul tram, dalle scale della metro e dai tapis roulant. Non diamo troppe responsabilità agli altri, responsabilizziamo i singoli autori del gesto in questione. Buona serata.

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