Riccardo e Roberto Gherardi, i fratelli-portieri di San Pellegrino: “Tutto cominciò con quella porta disegnata da papà”

"Quando eravamo piccoli ci allenavamo nel piazzale accanto a casa, insieme ad alcuni amici e vicini. Nostro padre, all'epoca, aveva persino disegnato sul muro una finta porta con della vernice per farci divertire ancora di più..."
26 Gennaio 2024

“I portieri sono gli eroi solitari. Quelli che non possono sbagliare. Là, abbandonati al proprio destino sotto gli occhi dello stadio” scriveva il giornalista Marco Ansaldo. Oggi stiamo per raccontarvi la storia di due portieri e fratelli, Riccardo e Roberto Gherardi di San Pellegrino Terme, che fin da bambini coltivano la stessa passione, quella per il calcio.

Vedendoli insieme, magari, qualcuno penserà che i due siano dei gemelli data la loro somiglianza –  sia nell’aspetto che nel gesto tecnico fra i pali – ma la realtà è un’altra: Riccardo è il fratello maggiore, nato nel 1991, mentre Roberto è classe 1993.

“L’amore per il calcio è nato quando eravamo bambini: è stata una cosa naturale che fin da subito ha fatto parte della nostra vita. A casa guardavamo insieme alla tv le partite di calcio e quando abbiamo iniziato le scuole elementari abbiamo deciso di provare questo sport presso il Campo Sportivo di San Pellegrino” – raccontano i due fratelli. – “La cosa è nata come una specie di questione di famiglia (ridono ndr) dato che nostro padre Silvano, anni fa, giocò anche lui a calcio come portiere e poi all’età 25 anni è passato al basket ed oggi è il presidente del Valbrembana Basket di San Pellegrino. Nonostante abbiamo l’altezza giusta per giocare a Basket, sia noi che nostro fratello Filippo (22 anni, anche lui portiere ma ora ha lasciato il calcio ndr) abbiamo optato per il calcio. Infatti capita che qualche volta ci rinfacci (scherzosamente) questa cosa”.

gherardi2 - La Voce delle Valli

Entrambe le carriere calcistiche sono cominciate, quando i due fratelli Gherardi erano bambini, nelle giovanili del San Pellegrino: “Quando eravamo piccoli ci allenavamo nel piazzale accanto a casa, insieme ad alcuni amici e vicini. Nostro padre, all’epoca, aveva persino disegnato sul muro una finta porta con della vernice per farci divertire ancora di più”. Nel corso degli anni, Riccardo e Roberto sono approdati in varie squadre della Bergamasca (e anche fuori).

“A 6 anni – ricorda Roberto – ho iniziato il mio percorso calcistico nel ruolo di portiere nelle giovanili del San Pellegrino, dove ho giocato per 4 anni, dopodiché ho fatto 2 anni nelle giovanili dell’Atalanta e dell’Albinoleffe. All’età di circa 14 anni ho giocato nell’Alzano Cene, squadra in cui c’era anche mio fratello Roberto. Infine, quando son diventato maggiorenne, sono passato in prima squadra giocando in differenti team  della provincia di Bergamo come Villa Valle, Ciserano, Grumellese, Pontisola, Caronnese, Telgate (diventato poi Real Calepina). Attualmente gioco, sempre come portiere, nella categoria Eccellenza con la Vertovese.

Anche io, come mio fratello – racconta Riccardo – ho iniziato il mio percorso calcistico come portiere nelle giovanili del San Pellegrino dove ho giocato fino alla prima squadra, all’epoca in seconda categoria. In seguito, nell’anno 2010, sono passato all’Alzano Cene in serie D. Da quel momento in poi ho giocato per circa 10 anni in questa categoria con varie squadre bergamasche. Ora, dal 2021, difendo la porta del Lemine Almenno, in Eccellenza.

Compagni e avversari, ma sempre a difendere una porta

“Chiunque giochi a calcio come portiere deve sapere che è un ruolo particolare, unico e bello che è in grado di darti molte soddisfazioni. In questo caso, il gol non lo fai, lo prendi e basta (ridono ndr)! Il nostro è un ruolo un po’ solitario, individuale e delicato, nonostante il calcio sia un gioco di squadra – ci dicono Riccardo e Roberto. – Praticare lo stesso sport in due squadre diverse è una cosa molto stimolante. Ogni volta, quando siamo a casa, ci confrontiamo su tutto. È anche un modo utile per darci consigli a vicenda e tener vivo l’interesse per questa passione

Se nella vita i due portieroni brembani sono fratelli, in campo capita è capitato che siano diventati avversari: “Ci è capitato di essere avversari sul campo da calcio solo in alcune amichevoli, mentre in partita ufficiale non ancora… L’ultima è stata lo scorso anno, la settimana prima delle feste natalizie. Anni fa, quand’eravamo entrambi nella squadra dell’Alzano Cene, è capitato che dovessimo allenarci insieme”.

Ma la domanda sorge spontanea, chi è il più forte? ” Io sono forte in tutto – scherza Riccardo –. Il mio punto di forza è la reattività tra i pali“Il mio punto di forza sono le uscite alte – spiega invece Roberto -: mi piace mettermi in rischio giocando anche fuori e lontano dalla porta, anche se qualche volta finisco nel ricoprire il ruolo di “difensore aggiunto”. I piedi invece non sono mai stati una delle mie doti migliori (ride ndr). Se fosse per me utilizzerei sempre e solo le mani, ma ahimè devo usare anche i piedi”.

E una volta messi via i guanti? “Da qualche anno a questa parte faccio il professore di matematica presso l’ABF di San Giovanni Bianco – spiega Riccardo – . Vorrei continuare ancora per 10 anni a conciliare calcio e lavoro, continuando ad insegnare e giocare a calcio in Eccellenza” . “Da 6 anni circa ho iniziato a lavorare come impiegato nella ditta di spedizione Jas nell’ufficio della sede di Grassobbio – spiega invece Roberto – dove mi occupo della spedizione aerea. Il mio obbiettivo è di andare sempre avanti in queste categorie calcistiche finché l’età e il fisico me lo permettano e di continuare a bilanciarle sempre col lavoro e non solo”.

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