Covid, in Bergamasca 25 i morti contagiati sul lavoro. Dato più alto a livello nazionale

La Lombardia paga il prezzo più alto di lavoratori contagiati sul luogo di lavoro con 16.700 casi di cui 94 mortali, 25 solo a Bergamo.
13 Giugno 2020

E’ stato pubblicato da Inail il quarto report sugli infortuni professionali da COVID-19 che vede al 31 maggio, a livello nazionale, 47.022 denunce con ben 208 casi mortali concentrati soprattutto nel periodo di marzo e aprile, mesi del picco epidemico.

Come evidenziano le tabelle regionali dell’INAIL, la Lombardia paga il prezzo più alto di lavoratori contagiati sul luogo di lavoro con 16.700 casi di cui 94 mortali. Milano con 5.076 casi (pari al 34,4%) è la più colpita, seguita da Brescia con 2.588 infortuni denunciati (pari al 15.5%) e Bergamo 2.254 con il 13,5%. Bergamo guida la triste classifica del numero di casi mortali con 25 vittime, seguono Milano con 22 (ma con un popolazione ben superiore), e Cremona con 14.

Da rilevare che l’80,7% delle denunce di infortuni, sempre in Lombardia, riguarda com’era prevedibile il settore sanitario e dell’assistenza sociale (ospedali, case di cura e case di riposo). Altro dato significativo è che ben il 72,7% (12.141) dei contagiati siano donne e che la fascia di età più esposta con 7.515 casi pari al 45% del totale sia tra i 50 e 64 anni.

Dichiarano Angelo Chiari della segreteria della Cgil di Bergamo e Roberto Rossi segretario provinciale della Funzione Pubblica Cgil Bergamo: I lavoratori del settore sanitario e dell’assistenza hanno dovuto operare spesso con insufficienti dispositivi di protezione individuali, o perfino senza. Addirittura, come abbiamo sentito denunciare dai diretti interessati, in qualche caso gli è stato imposto di non indossare le mascherine per non spaventare i pazienti e gli utenti.

Esprimendo il profondo cordoglio di tutta la Cgil di Bergamo per le 25 morti bianche, chiediamo che vengano appurate sino in fondo le eventuali responsabilità e negligenze che possono aver messo a rischio la vita dei lavoratori, e di conseguenza delle loro famiglie e degli altri pazienti. Infine ci sembra ora necessario che l’Inail riconosca nel più breve tempo possibile le tutele e le indennità previste per gli infortunati vittime dell’epidemia. Le persone che hanno già pagato un prezzo molto alto per il loro servizio alla comunità meritano tutto l’impegno possibile”.

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