La grande vigilia: per l’Atalanta appuntamento con la storia

I nerazzurri arrivano a questo impegno cruciale nelle condizioni ideali, di testa e di uomini.
18 Febbraio 2020

Diciamocelo francamente: ormai “gli appuntamenti con la storia” sono diventati per l’Atalanta una piacevole abitudine. Tutto è cominciato il 2 ottobre del 2016, con quell’Atalanta-Napoli da “dentro o fuori” per mister Gasperini, una sliding door che ha aperto ai nerazzurri le porte prima di un incredibile quarto posto con annesso ritorno in Europa League, poi una stagione europea con la notte di Dortmund (e quelle di Liverpool e Lione), quindi un terzo posto da leggenda lo scorso anno e relativa qualificazione Champions (e tanto per gradire la finale di Coppa Italia con la Lazio).

Mercoledì 19 febbraio 2020 (fischio d’inizio ore 21 allo stadio San Siro di Milano) l’Atalanta tocca un altro vertice assoluto: gli ottavi di finale della Champions League, cioè l’ingresso ufficiale fra le migliori sedici squadre d’Europa. I contorni sono quelli di una favola (non solo sportiva) e per questo, lo scriviamo da tempi non sospetti, l’Atalanta ha già vinto prima di cominciare. Al più, dovesse andar male (ma le opportunità per passare il turno ci sono) resterà un sereno rammarico e la “consolazione” di un finale di campionato che vede comunque gli uomini di Gasperini al quarto posto con sei punti di vantaggio sulla Roma (quinta) e la concreta possibilità di tornare in Europa anche il prossimo anno, magari dalla porta principale.

I nerazzurri arrivano a questo impegno cruciale nelle condizioni ideali, di testa e di uomini. Dopo aver scontato in autunno la pesante assenza per tre mesi del bomber Duvan Zapata, Gasperini ha ora a disposizione l’intera lista Champions e ha dalla sua la “leggerezza” mentale di una squadra che nelle ultime quattro partite ha conquistato 10 punti. L’impressione è che anche la preparazione atletica abbia accentuato i carichi a gennaio (vedi sconfitta interna con la Spal) per essere in condizioni perfette a primavera, quando gli impegni ravvicinati e le Nazionali non consentono settimane complete di allenamento.

Il Valencia di Albert Celades sarà comunque un brutto cliente, forte del primo posto nel suo girone eliminatorio (con avversarie del calibro di Ajax e Chelsea) e di un’esperienza ad alti livelli che si farà sentire soprattutto nell’incontro di ritorno al Mestalla, in terra iberica. Sul piatto gli spagnoli devono però mettere in conto assenze pesanti, soprattutto in difesa, dove sono indisponibili per infortunio il portiere Cillesen ed i difensori Garay e Piccini, mentre in fascia non sarà della partita Florenzi (ex Roma) colpito dalla varicella. Un quadro preoccupante (per gli iberici) che si aggiunge all’assenza dell’altro difensore centrale titolare Paulista, colpito da due giornate di squalifica in Europa per l’espulsione nella partita decisiva dei gironi, ad Amsterdam contro l’Ajax.

E’ evidente che comunque in campo si andrà comunque in undici e che sarà una lunga, avvincente partita da disputare sui 180 minuti. A spingere l’Atalanta a San Siro ci saranno oltre 40.000 tifosi: un vero e proprio esodo unidirezionale da Bergamo che metterà a dura prova la tenuta dell’autostrada A4 e delle arterie attorno a San Siro. Gasperini potrebbe confermare l’undici di partenza messo in campo contro la Roma, con il probabile innesto di Castagne al posto di Hateboer e quello possibile di Pasalic a metà campo al posto di Freuler. Intrigante l’ipotesi di lasciare in campo sia il croato che lo svizzero, sacrificando Zapata, per attuare lo schema “senza centravanti” che ha demolito il Milan prima di Natale e battuto la Roma sabato scorso. Sul tavolo anche le opzioni, tutt’altro che remote, di Malinowskyi e Muriel, che potrebbero diventare decisivi a partita in corso. Essenziale e determinante sarà non soffrire di vertigini, lasciandosi alle spalle l’incredibile scalata di “appuntamenti con la storia” di cui sopra. Semplicemente, e non costa nulla, bisogna continuare a guardare in alto: del resto anche la Champions League è diventata una piacevole abitudine. Adòss!

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